IMPRENDITORIA
Pmf, un’azienda benedetta
In un monastero sopra Dumenza, la Snc controllata da tre monaci che si occupano di restaurare libri antichi

La Pmf è una vera e propria azienda: è iscritta alla Camera di commercio, per essere precisi come Snc (società a nome collettivo), paga le tasse, fa preventivi e ha un fatturato, oltre ad essere legata a Confartigianato come associazione di categoria.
Ma la cosa particolare è che i tre soci sono monaci. Quando si dice un business con l’anima. Abitano sulle alture sopra Luino, al Pragaletto di Dumenza, i benedettini artigiani che si prendono cura dei libri antichi e delle icone con un laboratorio professionale molto quotato nel settore, con commesse dall’ambito ecclesiale, aziendale o privato.
Lo scopo non è certo macinare utili, ma di alimentare le finanze della Comunità della Santissima Trinità, secondo l’antica regola dell’Ordine, «ora, labora et lege». Cioè, appunto, «prega, lavora e leggi», che in chiave moderna suona come un invito all’aggiornamento continuo anche dal punto di vista professionale e tecnico.
«Noi viviamo del lavoro delle nostre mani - spiega fra Andrea Maria Oltolina che coi confratelli Roberto Loi (icografo) e Antonio Fallica (superiore del Monastero), è socio titolare della Pmf -. La Comunità è nata nel 1989, siamo originari del Padovano e dal 2005 siamo qui. Alcuni dei nostri confratelli avevano maturato un’esperienza di restauro dei libri antichi e nel tempo questo filone è diventata una vera e propria attività professionale, che necessita di studi e formazione specifica. Abbiamo potuto aprire il laboratorio contando sulla presenza di tre soci, ognuno deputato a un settore, da quello pratico a quello più amministrativo-gestionale
Fatturiamo, produciamo reddito, anche se non possiamo assumere altro personale, giovani o apprendisti, perché non potremmo sostenerne i costi».
L’attività dai guanti bianchi è incentrata su manoscritti e opere, oltre che sulla scrittura e pittura di icone, nel solco delle tipiche lavorazioni legate ai monasteri. Basti pensare al ruolo dei religiosi, nella storia, nel campo dell’agricoltura, della birra, dell’artigianato e dei prodotti tipici. Certo, in un momento così particolare, proprio il Paese che vive di cultura essendo un immenso museo ha difficoltà a far quadrare i conti, con i luoghi d’arte “congelati” in attesa della fine della pandemia.
«Il nostro ambito prevede dei corsi e dei processi formativi approfonditi - precisa fra’ Andrea -. Un tempo era sufficiente seguire una scuola a bottega, ma il lavoro si è evoluto e sono cambiate anche le modalità di approccio professionale. Ora occorrono percorsi universitari, senza dimenticare l’Istituto centrale di patologia del libro di Roma, dove molti di noi si sono fatti le ossa. Il libro è da considerare come una sorta di “malato” da recuperare, da riportare in vita. Si ha spesso l’idea che valga per i suoi contenuti: per noi invece è un’opera d’arte legata anche alla sua fattura, al tipo di pelle usata o alla pergamena, alle miniature e ai fregi preziosi che presenta, alla sua conservazione, agli strappi. Se non ci fosse questa attività, andrebbe perduto un immenso patrimonio di cultura. Oggi non si punta più alla ricostruzione fedele, quanto a un restauro conservativo e rispettoso che non stravolga l’identità dei volumi, come nel resto del campo dei restauri artistici».
Le commesse sono in calo e non è facile affrontare questo periodo, il colpo inferto a tutto il mondo della cultura è molto pesante.
«Dobbiamo seguire l’andamento del mercato. Da anni lavoriamo con biblioteche, archivi di Stato o regionali o comunali. Ora la situazione è più critica da un punto di vista economico: noi non possiamo contare su fondi dedicati, dobbiamo farcela da soli e questa resta un’attività di nicchia, anche se l’Italia è essa stessa un’immensa biblioteca. Ora però ci sono altre urgenze nel Paese. Lavoriamo con biblioteche private o ecclesiastiche, che ogni anno destinano un tot di fondi al recupero del patrimonio librario. C’è anche qualche privato che ci affida i suoi antichi volumi: e anche aziende del campo tessile, per esempio una storica del Comasco con cui collaboriamo per i campioni di tessuto. Non lavoriamo in serie: a quanti ci chiedono ma quanto costa restaurare un libro? non possiamo rispondere. Dipende dallo stato di conservazione e dalle ore necessarie. Ogni caso è a sé, ogni volume è unico».
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