LA VICENDA GIUDIZIARIA
Polita, in campo Onida: «Processo da spostare»
A Varese il presidente emerito della Corte Costituzionale presenta istanza di rimessione per “legittimo sospetto”: chiesto il trasferimento perché l’indagine del pm Abate è sotto indagine a Brescia

Bisogna evitare che «fattori inquinanti condizionino indebitamente e definitivamente il processo». Bisogna porre fine a una situazione «paradossale», che è «tale da comportare una evidente violazione delle garanzie che la Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo assicurano affinché l’imputato goda di un equo processo». Per questo ieri l’imprenditore Sandro Polita ha chiesto la rimessione del procedimento in corso a carico suo e di altri dieci imputati per vari reati legati a diversi fallimenti di società del gruppo Polita. Rimessione che si dovrebbe concretizzare in un trasferimento del processo, ora nella fase dell’udienza preliminare davanti al gup Stefano Sala, in un’altra sede giudiziaria (Brescia, sulla base delle regole del Codice di Procedura penale), dove non ci sarebbe quell’«ombra di indiscriminato sospetto e di generale sfiducia sugli uffici giudiziari nel loro complesso», che graverebbe oggi sul Tribunale di Varese.
Una scelta “forte”, delegata per la stesura di un’istanza di una trentina di pagine a uno dei massimi giuristi italiani, il professor Valerio Onida, giudice costituzionale dal 1996 al 2005 (e per qualche mese anche presidente della Corte) e professore di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano.
Venerdì il professor Onida ha partecipato all’udienza davanti al gup Sala e ha illustrato l’istanza di rimessione, che il giudice trasferirà alla Corte di Cassazione, la quale a sua volta deciderà se spostare o meno il processo. E ha chiesto anche la sospensione dell’udienza preliminare, richiesta che il gup ha però respinto, disponendo la prosecuzione della discussione in corso.
Ma perché ci sarebbe il “legittimo sospetto” di «una situazione ambientale anomala», in cui «la serenità e l’imparzialità dei giudici» potrebbero «venire seriamente incise e menomate»? Elemento fondamentale dell’istanza di rimessione del professor Onida è l’esistenza di un’indagine sull’indagine a Brescia, con «pendenza di un procedimento penale a carico di magistrati della Procura (il dottor Abate, nei cui confronti pendono anche più procedimenti disciplinari) e del Tribunale (i dottori Santangelo e Cosentino) proprio con riguardo a condotte relative alle imputazioni e al procedimento penale nei confronti dei Polita».
Semplificando un po’, secondo Sandro Polita e il suo nuovo e illustre difensore, il primo titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Agostino Abate, da qualche mese trasferito al Tribunale di Como dal Csm, avrebbe commesso i reati di abuso di atti d’ufficio e omissione di atti d’ufficio alternando nel corso dell’inchiesta sui Polita accanimento (nei confronti del gruppo) e inerzia (nei confronti di altri soggetti). E avrebbe poi condizionato l’operato di due giudici della Sezione fallimentare, Miro Santangelo e Nicola Cosentino, nonché di tre curatori delle società fallite, Marco Bianchi, Luisa Marzoli e Giovanni Golemme. I sei (i tre magistrati e i tre curatori) sono per questo indagati a Brescia, scrive Onida, ma il pm che segue ora il caso, Sabrina Ditaranto, ha rimarcato in aula che sono indagati perché i Polita li hanno denunciati, e per questo il legittimo sospetto sarebbe “autoprodotto” dagli imputati. I quali dal canto loro non ritengono nemmeno che Ditaranto sia oggi il pm “giusto” per loro: avrebbe infatti aderito all’impostazione di Abate ed è sposata con un finanziere che avrebbe partecipato, secondo Polita, alla presunta manomissione di un pc.
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