DISAGI
Cimitero al completo, bara “parcheggiata”
La rabbia dei parenti di un defunto. La replica del sindaco: «Sistemazione provvisoria in una cappella. Nuovi spazi a luglio»

Muore una persona, ma i posti al cimitero sono finiti e si trova una sistemazione temporanea, in attesa di quella definitiva. Di conseguenza i parenti del defunto si arrabbiano e il sindaco cerca di trovare una soluzione. È polemica nella cittadina sul Lago Ceresio e non bisogna scomodare i Sepolcri di Ugo Foscolo per capire come, nella tradizione italiana, la sepoltura sia uno dei riti a cui la popolazione è più sensibile.
«Oltre al dolore di non avere più davanti agli occhi la persona cara – racconta un parente dello scomparso - abbiamo dovuto subire la visione di un feretro in una cappella umida, inadeguata e trasformata in deposito di resti mortali. Non possiamo nemmeno portarci un fiore». Cosa è successo? I loculi a disposizione sono terminati. Alcuni in realtà sono liberi, ma prenotati da altri: insomma, è come avere una serie di case sfitte, ma nessuno ad abitarle. E così, chi ne avrebbe bisogno, deve essere “parcheggiato” altrove.
Il tutto dovrebbe risolversi a luglio, con la fine dei lavori per altri 120 loculi nuovi. Nel frattempo l’amministrazione comunale risponde: «Siamo tutti dispiaciuti per il fatto che, fino alla costruzione dei nuovi loculi, ci si debba arrangiare con tombe provvisorie – dice il sindaco Massimo Mastromarino – e capisco la posizione dei parenti. Tuttavia, ritengo i loculi utilizzati provvisoriamente e posti all’interno di una cappella, una sistemazione dignitosa». Inoltre il primo cittadino rivendica il fatto per cui, col suo insediamento, a giugno 2016, ci si sia mossi affrontando la questione della “morìa” dei loculi: «Tre mesi dopo le elezioni abbiamo approvato il piano cimiteriale, dopo che era rimasto nei cassetti per qualche anno. Abbiamo subito realizzato 32 loculi nel 2017 e nel 2018 progettato quelli nuovi per ulteriori 120 loculi, pronti per fine luglio. Quindi capisco lo sfogo, ma si devono rivolgere le lamentele a qualcun altro».
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