LA COLLETTA
Porto Ceresio, morta senza tomba né soldi
Vanna Pozzi voleva essere sepolta qui: avviata una raccolta fondi

Vanna Pozzi, rimasta senza risparmi e senza parenti che possano pensare a lei, giace in una cella frigorifera dell’Ospedale di Circolo di Varese, dove è deceduta il 13 febbraio scorso, in attesa di sepoltura.
La settantasettenne, originaria di Porto Ceresio, da tempo se n’era andata dal suo paese, risiedendo prima a Cuasso e poi a Varese, ma il suo cuore era rimasto sempre nel pittoresco borgo che s’affaccia sul lago. Tanto è vero che, ormai malata e su una sedia a rotelle, aveva espresso all’avvocato che faceva da suo tutore il desiderio di essere seppellita a Porto.
Purtroppo, però, non aveva fatto i conti con il fatto che ci sarebbero state delle inevitabili spese funerarie. La salma dovrebbe essere sepolta a Varese, dove Vanna risiedeva ormai da tempo, ma, per il momento, risulta impossibile farlo per problemi legati agli appalti cimiteriali. Un rinvio burocratico che, forse, potrebbe aiutare a realizzare il sogno della donna, quello di tornare nel paese che amava tanto. L’impresa funebre con la quale s’è messa in contatto il tutore, la Lachi e Menefoglio (che già s’era occupata dei funerali dei genitori di Vanna), ha deciso di avviare una raccolta fondi (chi vuole aderire può rivolgersi allo 0332/939055) per poter dare degna sepoltura a Vanna nel cimitero del paese di confine.
«Noi siamo disposti a ridurre le spese al minimo - assicura la titolare Chiara Lachi - tuttavia ci sono costi inderogabili. Anche solo far uscire la salma dall’ospedale costa 80 euro più marche da bollo, come ha un prezzo lo scavo al camposanto per valutare se sia possibile seppellire Vanna insieme con i genitori, anche se, vista la struttura della tomba, mi pare improbabile. La povera signora non può neppure essere incenerita, perché non ha lasciato nulla di scritto o almeno detto in questo senso».
La titolare ha deciso così di tentare quest’impresa un po’ improbabile, ma dettata dalla compassione.
FIGLIA DELLO STORICO BAGNINO
Tra l’altro Vanna non era una portoceresina qualunque, perché figlia di Rino Pozzi, il bagnino che, negli anni Cinquanta e Sessanta, era quotidianamente in attività al lido (dove ora sorge un ristorante): nella sua lunga carriera aveva salvato 63 persone e aveva riportato a galla quindici annegati; aveva ricevuto una medaglia d’oro dal Comune quando era sindaco Giampiero Buzzi e ne aveva ottenuta un’altra dai sommozzatori di Porto Valtravaglia e di Genova. In tantissimi lo ricordano in vallata, anche perché proprio “il Rino” aveva insegnato a nuotare, o almeno a stare a galla, a diverse generazioni di bagnanti. Vanna s’era data tanto da fare per convincere le amministrazioni di Porto, che si sono succedute negli anni, a dedicare a suo padre la passeggiata lungo il lago. Alla fine, durante uno dei mandati del sindaco Giuseppe Francione, avvenne la dedica del piazzale accanto al lido a Otorino Pozzi e Vanna ne fu tanto felice. Una donna semplice, ma battagliera, che amava tanto la sua famiglia e Porto Ceresio. E forse Porto potrebbe ora ricambiare il suo affetto.
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