LA TRAGEDIA
Processo Maja, svolta shock: morto l’avvocato
Trovato dalla moglie nel garage dell’abitazione di Novedrate

«Purtroppo accadono cose che non hanno una spiegazione, non c’è sempre un movente per tutto. Per questo ho nominato un consulente psichiatrico che possa fare luce nella mente di Alessandro Maja»: fu la conclusione a cui l’avvocato Manuel Gabrielli, quarantasettenne del foro di Monza, era arrivato a chiosa di una lunga chiacchierata con la Prealpina sul massacro del 4 maggio. Il processo all’architetto che prese a martellate la moglie e i figli (unico sopravvissuto il primogenito Nicolò) inizierà il 13 gennaio, ma senza Gabrielli.
Il penalista che nel 2006 assisteva il teste chiave della strage di Erba è stato trovato morto l’altra notte nel garage dell’abitazione di Novedrate.
È stata la moglie a chiamare i soccorsi nell’estremo tentativo di strapparlo da quell’inspiegabile gesto, ma era troppo tardi. I carabinieri non sembrano avere dubbi sulle cause del decesso ma il pubblico ministero Antonio Nalesso ha comunque disposto l’autopsia, che verrà eseguita settimana prossima, e messo sotto sequestro il locale in cui la moglie ha trovato il corpo.
Maja, detenuto a Monza, dovrà nominare un nuovo difensore, il quale avrà meno di una settimana per leggere il fascicolo e soprattutto la consulenza psichiatrica che l’avvocato Gabrielli avrebbe con ogni probabilità prodotto alla corte d’assise presieduta da Giuseppe Fazio.
L’imputato da gennaio dell’anno scorso era attanagliato dalla preoccupazione di una causa civile per una procedura edilizia di un locale di Milano, una questione tra l’altro di lieve entità. Nulla che avrebbe compromesso la sua attività, né la sua immagine e neppure avrebbe eroso il suo patrimonio. Eppure era diventata un’ossessione per lui. A quanto pare il cinquantasettenne, già di per sé molto riservato, si era progressivamente chiuso in se stesso, come in preda di una depressione crescente. Ma erano timori infondati, il pubblico ministero Martina Melita, analizzando incartamenti, atti, conti e movimenti bancari, non ha individuato nulla che potesse giustificare un’ansia così forte. Non c’erano neppure tensioni familiari o matrimoniali. Il suo garbato e scrupoloso avvocato voleva capire per poi rappresentare cosa avesse innescato il raptus. Se ne è andato portando dentro incommensurabili quesiti esistenziali.
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