LA DENUNCIA
«Quei giovani fanno paura». Allarme a Cuvio e Cuveglio
Bivacchi, molestie, degrado. Ma i sindaci non hanno risorse

Li trovi in giro già di primo pomeriggio e poi fin quando si fa notte. Stazionano con aria sfaccendata specialmente tra il parcheggio di Canonica e quello alla Boffalora, sigaretta accesa e bottiglia di birra in mano che poi abbandonano qua e là, magari ridotta in frantumi.
Quando non smanettano sul cellulare, perennemente acceso, si rimandano fra loro battute sguaiate come le risate che seguono, parolacce a go-go, bestemmie in mezzo a discorsi vuoti. Sono i giovani che frequentano il chilometro quadrato di strade fra Cuvio e Cuveglio, dalla provinciale che scende da Comacchio alla statale che attraversa la valle. Tanti negozi chiusi da anni, senso di degrado imputabile in primo luogo ai proprietari che prima intascavano i soldi degli affitti e ora lasciano che vadano in malora.
L’oratorio di San Lorenzo, un tempo pieno di ragazzi, funziona solo qualche settimana in estate e qualche ora sabato e domenica. Nei boschi intorno, gli spacciatori fanno i loro comodi. Non è il Bronx, ma in certi momenti un po’ ci assomiglia, con minorenni annoiati che ultimamente hanno cominciato a prendersela con chi passa o va a fare la spesa. Le vittime di spintoni e insulti (quando va bene) chiamano i carabinieri della vicina Stazione di Cuvio, com’è accaduto lunedì scorso alla luce del sole -erano da poco passate le 18- nel parcheggio del centro commerciale La Boffalora, in territorio di Cuvio. La pattuglia arriva, i ragazzi scappano e tutto finisce lì. Sino alla prossima occasione.
È possibile andare avanti così? Ieri mattina il sindaco di Cuveglio, Francesco Paglia, ha incontrato la neodirigente dell’istituto comprensivo Dante Alighieri, Antonella Capitanio: «Abbiamo anche parlato di come affrontare la situazione e di come la scuola stessa si trovi in difficoltà di fronte all’aumento esponenziale dei cosiddetti casi difficili, alunni che richiedono un surplus di attenzioni didattiche ed educative», afferma il primo cittadino, in passato autore di un tavolo di confronto tra enti pubblici e privati, parrocchia ed associazioni sportive, per arginare un fenomeno divenuto nel frattempo ancora più grave e verso il quale non è chiaro quali provvedimenti prendere. «Si tratta quasi sempre di minorenni che le famiglie non curano e abbandonano a loro stessi. Bisognerebbe intervenire tramite i Servizi sociali, ma con l’aggravarsi della crisi economica e gli strascichi della pandemia ci troviamo ogni giorno con adulti che bussano alla porta del Comune per chiedere un aiuto economico, un posto di lavoro o un sostegno che spesso non riusciamo più a garantire. Cuveglio assegna quest’anno al comparto sociale 370mila euro, cioè quasi il dieci per cento del proprio bilancio ed è giocoforza tagliare in questa o in quella direzione perché la coperta è diventata troppo corta. Il risultato è anche la diffusione delle baby gang».
Il vicino e più piccolo comune di Cuvio si trova in analoghe condizioni: «I Servizi sociali assorbono quest’anno 170mila euro, un decimo circa delle disponibilità economiche comunali e di più non possiamo fare anche perché la legge ci impone di provvedere ai minori che ci vengono affidati dai tribunali», ricorda il sindaco Enzo Benedusi, «come faremo ad andare avanti non so. Ma il nocciolo vero della questione è un altro: gli enti locali sono impotenti a fronteggiare una situazione di degrado umano e sociale perché non sanno cosa fare. Letteralmente. Il problema è quello dei punti di riferimento della vita che i giovani non hanno più e allora i carabinieri vanno bene, ma non bastano».
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