IL CASO
Rabbia contro Equitalia
Benzinaio protesta contro l'ente di riscossione che gli chiede 3 miloni di euro: "Dovete suicidarvi"
Incazzato nero, Elio Bertoni giovedì 19 ha assediato la sede bustese di Equitalia. Sventolando la cartella esattoriale con cui l’istituto di riscossione gli chiede 3 milioni 238mila euro per evasione fiscale - ma anche impugnando la sentenza del Tribunale di Milano che nel 2013 ha scagionato lui e la figlia dall'imputazione penale - ha fatto risuonare la protesta.
Con un atteggiamento prima sintetizzato dal cartello che si è pure infilato al collo ("Voi dovete suicidarvi") e poi cercando di parlare con un funzionario, "perché voglio ratealizzare il debito a 100 euro al mese, in attesa di andare avanti con la battaglia contro l’ingiustizia".
Già, perché il canegratese Bertoni, classe 1956, già proprietario di una stazione di rifornimento a Legnano, si trova stretto in una morsa così arcigna da essere consapevole che «ormai non ho più nulla da perdere». Anzi no, Elio "il demone" (come ha scelto di farsi soprannominare sull’indirizzo mail con cui raduna chiunque voglia aderire al Movimento contro Equitalia) ha scoperto che quella richiesta di soldi mastodontica e ritenuta sbagliata, in realtà un contraccolpo piccolo nella forma ma doloroso nella sostanza glielo sta dando: "In quella società, con una piccola quota, c'era anche mia figlia. E sapete cos'hanno fatto settimana scorsa? Le hanno bloccato i 900 euro di stipendio che percepisce e anche i 200 euro di mantenimento dell’ex marito, per fortuna poi restituiti, che le servono per il bambino di sette anni. E' una cosa abominevole, sono degli strozzini, tengano giù le mani da lei o scateno un casino".
Il casino, a dire il vero, lo ha comunque piantato giovedì in pieno centro, con cartelloni e animose discussioni, al punto che in un attimo in piazzetta Galimberti sono piombati carabinieri, vigili urbani e la digos, resisi però subito conto che - colore a parte - quella di Bertoni era una protesta non violenta.
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