AIUTO STATALE
Reddito di cittadinanza per 4.191 varesini
Boom di richieste, ma la macchina organizzativa si inceppa: solo 1.300 fanno formazione
Da un lato ci sono le imprese che dichiarano di aver necessità di assumere personale nuovo. Anzi, addirittura di aver ormai classificato quasi come irreperibili alcune figure professionali. Dall’altro, anche in provincia di Varese, ci sono famiglie che vivono situazioni di grave difficoltà dal punto di vista del bilancio: marito e moglie disoccupati, oppure una sola entrata, troppo bassa per poter coprire tutte le spese quotidiane. Insomma, un quadro di povertà diffusa che trova conferma nel numero di richieste di reddito di cittadinanza presentate in tutta la provincia: sono ben 4.191 le persone che hanno richiesto il sussidio dello Stato.
I numeri sono stati snocciolati durante la riunione del tavolo unico provinciale del Lavoro, che si è riunito nei giorni scorsi, sotto la presidenza di Mattia Premazzi, consigliere provinciale con delega al lavoro e formazione.
«I numeri sono importanti - spiega - con una diffusione direi omogenea in tutto il territorio provinciale. Certo, resta il gap tra quanti hanno richiesto il sostegno economico e quanti hanno già avviato un percorso di formazione e orientamento al lavoro».
I secondi, infatti, si fermano a quota 1.300, ancora troppo pochi. La causa dei conti che non tornano va ricercata nella macchina organizzativa, che si muove ancora a rilento. In primis i navigator. In provincia quelli in servizio nei centri per l’impiego sono 28, «ma sono operativi da gennaio», sottolinea Premazzi, «avendo concluso il periodo di formazione a dicembre. È chiaro che non possono fare miracoli». A ciò si aggiunge il fatto che il portale nazionale che dovrebbe servire alle aziende per comunicare le proprie offerte di lavoro, non è ancora operativo, «Un’altra mancanza di rilievo - sottolinea il consigliere provinciale - che non fa che rallentare l’intero meccanismo».
Insomma, la prima fase di assegnazione del reddito è partita subito, la seconda più operativa, di politica attiva del lavoro, fatica a trovare la strada giusta.
Tra l’altro, si aggiunge l’ostacolo della mancanza di personale nei centri per l’impiego. «In queste settimane - dice ancora Premazzi - le lunghe code che si sono registrate sono dovute al fatto che chi percepisce il reddito di cittadinanza deve presentare la dichiarazione disponibilità immediata al lavoro. Il che significa afflusso maggiore agli sportelli, in concomitanza con una cronica mancanza di personale che negli ultimi anni è stato dimezzato». Ora si attende il concorso regionale per l’assunzione di 114 persone. Nell’attesa la Provincia ha deciso di tamponare l’emergenza aprendo, nelle prossime settimane, una procedura di mobilità interna, per cui i dipendenti dell’ente possono spostarsi ai centri per l’impiego. «In questo modo - conclude Premazzi - dovremmo recuperare una decina di persone a supporto del personale dei centri».
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