GUERRA NEI BOSCHI
Rescaldina, omicidio nel Rugareto, presi due pusher
Svolta nelle indagini dei carabinieri sul delitto del 2 aprile scorso

«Se dovesse succedermi qualcosa, vai dai carabinieri e racconta quello che ti sto dicendo»: Ouadia Bouda immaginava che la sua vita fosse in pericolo. Una settimana prima di essere ammazzato nel bosco della droga, al Sacchetto Giallo, aveva rivelato alla fidanzata di essere bersaglio di minacce, le aveva dato il suo passaporto, fatto nomi e cognomi e le aveva pure mostrato le foto dei rivali dello spaccio.
Ieri è arrivata la svolta per il delitto dello scorso 2 aprile, primo giorno di Ramadan: i carabinieri di Legnano, coordinati dal pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Stefano Colombo portando in carcere due marocchini indiziati dell’esecuzione di Jimmy, il venticinquenne che nell’ultimo anno si era imposto come leader del Rugareto.
Gli indagati - assistiti dagli avvocati Lara Paladino e Roberto Grittini - verranno interrogati entro martedì. Non si conoscono i dettagli dell’operazione di ieri mattina quindi impossibile prevedere ulteriori sviluppi. Di certo c’è che da settimane i due e la loro banda giravano armati di fucili e pistole, in assetto e formazione da combattimento, tra le aree presidiate da Jimmy, ossia il Doppio Cartello, il Fiume a sinistra, il Fiume a destra, la Sbarra grigia, la Sbarra Nuova, il Sacchetto Bianco, il Buco e il Sacchetto Giallo, luogo dell’agguato di quel sabato pomeriggio. Le due fazioni non riuscivano a trovare un accordo sulla ripartizione del territorio - che è diventato ormai un campo di battaglia tra maghrebini - e Bouda-Jimmy si stava espandendo troppo.
A dicembre del 2021 la sua batteria era stata vittima di un primo attentato, in cui era stato ferito di striscio il fratello diciottenne di Jimmy che dopo quell’episodio si tenne lontano dalla zona boschiva. E addirittura il giorno prima dell’omicidio gli indagati avrebbero aperto il fuoco contro gli uomini del pusher assassinato, che comunque non si separava mai dalla sua doppietta da caccia. Il 2 aprile però non fece neppure in tempo a imbracciarla. Il commando sorprese lui e i suoi gregari alle spalle, le urla delle vedette - una delle quali colpita sui glutei - non bastarono a metterli in salvo, la raffica di proiettili durò circa due minuti e Jimmy ne prese uno, letale, nella tempia destra. Rapidissimi gli inquirenti a farsi strada tra la vegetazione e i suoi fauni, in appena sette mesi i militari legnanesi hanno risolto il caso che ha innescato la sequenza di sparatorie tra Rescaldina, Uboldo, Gerenzano, Cislago, Buscate, Lonate Pozzolo e Cerro Maggiore. La sensazione è che tutte le aggressioni su cui sta lavorando la procura di Busto Arsizio abbiano un filo conduttore che le collega e che a muoverlo sia una regia che dà indicazioni dal Marocco.
A breve potrebbero arrivare sviluppi anche nell’inchiesta sull’omicidio di Lupin, il marocchino ammazzato nella boscaglia al confine con il Novarese nella notte del 7 maggio e poi scaricato sulla 336 all’altezza di Vanzaghello. A quanto pare il ragazzo nei mesi precedenti aveva rubato a un connazionale uno zaino che conteneva droga e 30mila euro, sgarro pagato con una morte atroce. Il giovane sarebbe stato infatti legato a un albero, massacrato di botte con bastoni e mazze e finito con un colpo d’arma da fuoco. Della vicenda si occupa la squadra mobile di Varese che settimana scorsa ha interrogato potenziali soggetti informati sui fatti.
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