LA SENTENZA
Rissa in discoteca: tutti assolti
Nessun'aggressione omofoba al Just In. Ora Coppola (Arcigay) rischia guai per diffamazione e calunnia
Tutti assolti, per tutti i capi d’imputazione, e in particolare dall’accusa di rissa «perché il fatto non sussiste».
Dopo l’enorme clamore mediatico del marzo 2012, è finito così il processo che ruotava intorno a quanto accaduto dentro e fuori la discoteca Just In di Germignaga un sabato sera di due anni e mezzo fa.
All’epoca un gruppo di clienti, e in particolare l’allora presidente di Arcigay del Vco, Marco Coppola, avevano sostenuto di essere stati vittime di un’aggressione omofoba da parte di due buttafuori del locale, che hanno però sempre negato la circostanza, così come il titolare. Ma poi a processo, al termine di un’indagine del sostituto procuratore Massimo Politi, erano finiti tutti, clienti e buttafuori, per un totale di sette persone, accusati a vario titolo appunto dei reati di rissa, ingiurie e minacce.
Nel corso della discussione finale, il pubblico ministero, il vpo Aldo Macciani, ha chiesto quindi per tutti gli imputati condanne variabili dai sei agli otto mesi di carcere, rilevando nel corso della sua requisitoria che la questione dell’omofobia nel capo d’imputazione non c’è e che nulla c’entra quindi con il processo. Ma poi il giudice Rossella Ferrazzi ha deciso altrimenti: quella sera non ci fu alcuna rissa, e cadono anche le accuse di minacce e ingiurie.
Sette, come detto, gli imputati: quattro verbanesi, una donna e tre uomini, tra cui Coppola (tutti difesi dall’avvocato Gabriele Pipicelli), due buttafuori del locale, difesi dall’avvocato Fabio Margarini, e un altro cliente, luinese, conoscente degli addetti alla sicurezza, difeso dall’avvocato Sara Morandi.
I primi a sporgere denuncia furono i verbanesi, che intorno alle 3.20 della domenica mattina chiamarono i carabinieri. Ai militari raccontarono di essere stati insultati, picchiati e buttati fuori dal locale perché gay: Coppola e il suo compagno stavano infatti ballando insieme su un cubo.
Opposta la versione dei buttafuori e del gestore del locale, che a loro volta accusarono il gruppo verbanese di aver scatenato la rissa importunando la fidanzata dell’altro cliente. A quel punto i buttafuori avrebbero accompagnato i verbanesi all’uscita e la discussione sarebbe proseguita nel piazzale della discoteca, ripresa dalle telecamere di videosorveglianza, e sarebbe poi sfociata in un parapiglia generale.
Tre dei quattro verbanesi si fecero medicare al pronto soccorso e furono poi dimessi con prognosi fra i 3 e i 15 giorni. E in seguito furono a loro volta denunciati dai buttafuori.
Dopo la sentenza, la vicenda vivrà a Varese anche un "secondo tempo" giudiziario. Davanti al giudice delle indagini preliminari Giuseppe Battarino c’è infatti il procedimento numero due relativo alle conseguenze della pubblica denuncia di Coppola di un’aggressione per omofobia.
Coppola, insieme all’ex direttore del Tg4 Emilio Fede, è accusato dal titolare del locale dei reati di diffamazione e calunnia (il solo Coppola). Il gip ha respinto la richiesta di archiviazione della denuncia presentata dalla Procura. In corso ulteriori accertamenti.
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