LA DECISIONE
No all’allevamento di maiali
Il Tar dà ragione al Comune. Contro il progetto si era costituito anche un comitato civico

Se sia vinta una battaglia o l’intera guerra, è ancora prematuro dirlo. Di certo, è un bel colpo a favore degli enti locali e dei comitati civici quello assestato dai giudici del Tar chiamati a esprimersi sulle sorti di un progetto quanto mai controverso: una maxi porcilaia poco lontana dalle frazioni robecchettesi di Malvaglio e Cascina Induno.
La questione è aperta da oltre un anno e mezzo, ossia da quando, due inverni fa, in municipio venne depositata la richiesta da parte di un privato, un giovane allevatore del paese, desideroso di insediare a poca distanza dalla sua stessa casa un allevamento intensivo di suini che aveva qualcosa di ciclopico: si sarebbe esteso infatti su una superficie di quasi 2.500 metri quadri e avrebbe potuto contenere un massimo di 500 capi di bestiame suino.
Di fronte a questi numeri, il Comune ritenne di approfondire gli impatti che un simile progetto avrebbe avuto sul territorio e ritenne che non ci fossero le condizioni per concedere il proprio avallo, anche a tutela della salute pubblica e in relazione alle norme regionali. Senza dimenticare che il terreno è incluso nel Parco del Ticino.
La maxi porcilaia, in particolare, sarebbe sorta ad appena 300 metri dall’abitato di Malvaglio e addirittura a 200 da Cascina Induno, dove peraltro il richiedente abita con la famiglia. Se quindi per i pochi residenti di Cascina Induno la prospettiva di avere 500 maiali, con tutto quello che ne sarebbe conseguito in fatto di odori e liquami, spaventava poco a fronte dei guadagni che si sarebbero potuti ottenere, a Malvaglio invece la stessa prospettiva aveva prodotto un sollevamento civico che ha poi portato alla formazione di un comitato “No Porcilaia Intensiva” e alla raccolta di circa 1800 firme.
La parola al Tar l’aveva data invece il ricorso presentato due estati fa dallo stesso allevatore contro la decisione dell’amministrazione comunale di non concedere l’autorizzazione. La sentenza è infine arrivata a favore di quest’ultimo ente con il ricorso rigettato. Oltre alle dimensioni, alle distanze dagli abitati e alle preoccupazioni sollevate dal comitato, a pesare in modo importante sull’esito della vertenza è stata anche l’esigua distanza da un altro allevamento suino, preesistente e di dimensioni ben inferiori.
A poco sono valse invece le rassicurazioni del privato in merito agli elementi di mitigazione per il contenimento degli odori, ritenuti doverosi ma comunque insufficienti all’ottenimento delle sospirate autorizzazioni. Non è chiaro adesso se la vicenda finisce qui o ci sarà un ulteriore ricorso agli enti superiori.
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