SANITÀ
Saltrio, torna il medico di base
Apre l’ambulatorio: emergenza finita, stop alle trasferte a Viggiù

Dopo tre anni di assenza, tornano i medici di base e riapre un ambulatorio a Saltrio.
A seguito del pensionamento dello storico dottore del paese, Giuseppe Adro, il comune dell’alta Valceresio aveva perso il presidio territoriale del medico di famiglia, e così i saltriesi dovevano per forza raggiungere Viggiù per visite e controlli sulla salute.
Non che il paese dei pompieri sia lontano ma, tra i pochi parcheggi nei pressi degli ambulatori di piazza Risorgimento e una distanza comunque da compiere, per gli anziani e le persone fragili, la riapertura di un ambulatorio in paese è decisamente positiva. Il Comune, infatti, ha individuato, allestito e ora è pronto ad aprire il nuovo presidio che si troverà di fianco all’ufficio postale, a due passi dal municipio di via Cavour, quindi in pieno centro, comodamente raggiungibile dalla popolazione.
«Abbiamo raggiunto l’accordo con tre medici - afferma il sindaco Maurizio Zanuso - ovvero i dottori De Nigris, Maritan e De Muro che, in turnazione, garantiranno il servizio a Saltrio. Prima lì c’era la banca ma, ora che è andata via, siamo soddisfatti di essere riusciti a recuperare lo stabile, allestendolo con un servizio di primaria importanza per la cittadinanza. Dentro ci saranno due ambulatori e la sala d’aspetto, mentre sul fronte della presenza dei medici, la nostra intenzione è di cercare di coprire l’intera settimana».
Insomma, in un periodo in cui i medici di base nei paesi tendono a essere difficilmente sostituiti, soprattutto nel caso in cui vadano in pensione o si lasci un ambulatorio, a Saltrio si registra un’inversione di tendenza.
Un’emergenza, quella dei medici di medicina generale, che non riguarda solo la Valceresio o il Varesotto, ma tutto il Paese. Secondo un recente studio della Fondazione Gimbe, la Lombardia è una delle regione più critiche, con 1.003 camici bianchi in meno (su un dato nazionale di 2.876). In Italia il 42,1% dei medici di base ha più di 1.500 assistiti (il massimale previsto dall'Accordo collettivo nazionale), percentuale che in Lombardia sale al 65,4%.
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