DOPO LA STRAGE
Samarate, Maja chiede l’accesso ai suoi conti
Presentata l’istanza. Il figlio Nicolò verrà ascoltato dagli inquirenti

Alessandro Maja ha chiesto l’amministrazione di sostegno: nessuno si occupa del designer che il 4 maggio uccise la moglie Stefania e la figlia Giulia, risparmiando, per pura fatalità il figlio Nicolò, sopravvissuto alle martellate inferte mentre dormiva.
Il cinquantasettenne non può accedere direttamente ai suoi conti e non può provvedere al mantenimento in cella. Siccome non ha parenti né amici che gli portino i pacchi non ha potuto fare altro che rivolgersi al tribunale. Dal 29 giugno l’uomo è in carcere a Busto, ma tornerà a Monza non appena sarà conclusa la riabilitazione della mano rimasta ustionata nel tentativo andato a vuoto di suicidarsi. Non ha contatti con gli altri detenuti per questioni di sicurezza, c’è un codice d’onore penitenziario non scritto che punisce chi tocca donne e bambini e anche se la mentalità dei reclusi si è evoluta negli anni, il rischio che Maja venga aggredito non si può ignorare.
MIGLIORANO LE CONDIZIONI DI NICOLO’
E mentre il samaratese prova a recuperare l’uso dell’arto, il figlio Nicolò è in fase di miglioramento, nonostante sia ancora ricoverato nell’ospedale di Varese senza previsione di dimissioni.
Dal punto di vista cognitivo il ventitreenne non ha riportato conseguenze, tanto che il pubblico ministero Martina Melita potrebbe decidere a breve di sentirlo come unico testimone di ciò che accadde settanta giorni fa nella villetta di via Roma.
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