IL DELITTO
Sant’Anna in lacrime per Matteo
In tanti piangono Mendola, ucciso a Pombia: «Uomo e papà volenteroso»

«Non possiamo darci pace, siamo tutti sotto shock, il dolore è immenso. Tutto il quartiere piange Matteo». È un caro amico della famiglia Mendola che prende la parola ingoiando le lacrime, ma lo fa per chiedere silenzio e rispetto. «Troppa enfasi mediatica a questa drammatica vicenda, troppe notizie sbagliate. Matteo era una persona splendida, un padre di famiglia perfetto e un amico unico. Un ragazzo sempre pronto a dare una mano a chi ne avesse bisogno».
Sull’omicidio del trentatreenne, trovato senza vita in un capannone nella boscaglia di Pombia, non ci sono ancora novità. I carabinieri della compagnia di Arona e del comando provinciale di Novara stanno svolgendo tutti gli accertamenti necessari, gli interrogatori si susseguono: ieri sarebbero stati riascoltati i parenti, nella speranza di trovare nelle loro parole qualche dettaglio apparentemente ininfluente ma decisivo per i militari. Proseguono le analisi dei tabulati telefonici e degli spostamenti del ragazzo di origini gelesi che da sempre viveva a Sant’Anna.
In attesa di dare un volto e un nome al suo assassino, tutti ricordano il suo altruismo e l’amore che nutriva per la moglie e i figli, uno dei quali nato pochi mesi fa.
Anche l’ex parroco don Giuseppe Alloisio, che nel settembre scorso è stato trasferito a Dairago, conserva la memoria del giovane nel cuore: «Matteo è cresciuto nella parrocchia del Villaggio Sant’Anna di Busto Arsizio. Era considerato un ragazzo volenteroso».
Come è ormai noto, il corpo del trentatreenne è stato rinvenuto mercoledì mattina da un pensionato mentre faceva una passeggiata tra i boschi. Due colpi di proiettile al petto, la testa martoriata e un dettaglio che non fa dormire gli inquirenti: la vittima indossava a quanto pare i guanti da lavoro. Come mai? Matteo mancava da casa da domenica sera e i primi rilievi sul cadavere daterebbero l’epoca del decesso proprio tra domenica e lunedì.
Alla frazione di San Giorgio di Pombia, nel capannone, l’altro giorno sono arrivati i Ris di Parma, coordinati dal pubblico ministero Giovanni Caspani che ha aperto il fascicolo per omicidio volontario. Grande attenzione al vecchio cortile e a uno degli edifici abbandonati della Mirplas, fabbrica per la lavorazione di materie plastiche dismessa da più di un decennio. Il sospetto è che Mendola non sia giunto in quel luogo da solo, anche perché non è stato trovato alcun veicolo in zona. Ma chi potrebbe averlo accompagnato? L’assassino? O qualcuno fuggito prima di fare la sua stessa fine e troppo spaventato per venire allo scoperto? Sono ancora molti i quesiti irrisolti. Ieri pomeriggio è stata eseguita l’autopsia, alla quale ha partecipato Marco Motta, consulente nominato dall’avvocato della famiglia Mendola, Giancarlo Trabucchi.
Dai primi esiti sembrerebbe che i due proiettili abbiano colpito Matteo all’avambraccio sinistro e al torace, perforandogli il fegato. Violente percosse sulla testa, inferte forse con il calcio della pistola, e segni di trascinamento che potrebbero far pensare al tentativo disperato di sottrarsi all’aggressione.
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