OMICIDI IN CORSIA
Saronno, «Laura Taroni non è la Franzoni»
Il perché dei 30 anni inflitti all’ex infermiera

Nessuno toglierà mai i trent’anni di carcere inflitti a Laura Taroni per duplice omicidio pluriaggravato, quello del marito Massimo Guerra e quello della madre, Maria Rita Clerici. Le motivazioni della sentenza di cassazione smontano qualsiasi appiglio difensivo residuo. L’ex infermiera, compagna dell’ex viceprimario Leonardo Cazzaniga, può solo puntare sul futuro, sulla vita dopo Bollate. Gli avvocati Monica Alberti e Cataldo Intrieri avevano presentato un ricorso articolato in otto punti, partendo dalla questione della capacità di intendere e di volere della quarantaseienne: i periti avevano infatti dato atto di una personalità disarmonica e disturbata. La difesa, nel corso del processo d’appello, avrebbe voluto indagare più a fondo il disturbo dell’imputata, ponendo specifiche illuminazioni allo psichiatra Franco Freilone, lo stesso che diagnosticò un’amnesia funzionale ad Anna Maria Franzoni (Cogne, 2001).
Freilone ha escluso, nel caso di Laura Taroni, che abbia potuto soffrire di «transeunti episodi di dissociazione eziologicamente connessi agli omicidi contestati», conclusione non condivisa dai legali. I giudici della quinta sezione della corte suprema hanno, in sintesi, scolpito un principio che non bisogna scordare: «La peculiarità dello stato psichico di ogni singolo periziando e delle vicende in cui è coinvolto rivelano l’inutilità di qualsiasi approccio comparativo».
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