LA DEPOSIZIONE
«Ho scelto Lara a Medjugorje»
Parla in aula lo stalker dell’eurodeputata Comi. Il giudice dispone la perizia psichiatrica

«Ho capito di volere Lara durante un pellegrinaggio alla Madonna di Medjugorje»: lo ha affermato con estremo candore Giovanni Bernardini, lo stalker dell’europarlamentare Lara Comi, durante l’udienza di giovedì 28.
Che si è conclusa con la decisione del giudice Valeria Recaneschi di disporre una nuova perizia psichiatrica sull’imputato. Il 5 luglio verrà conferito l’incarico al perito Marco Pozzi per valutare la sua capacità di intendere e di volere. Una prima relazione era già stata elaborata dallo psichiatra Nicola Poloni, che aveva concluso per la semi infermità dello spasimante inarrestabile dell’esponente di Forza Italia. La perizia era confluita nella sentenza di patteggiamento che risale al 7 dicembre: il pubblico ministero Fabio Portera e l’avvocato dell’imputato Pierpaolo Alegiani hanno chiesto l’acquisizione, ma il legale di Comi, Mario Mascia, si è opposto.
Dunque ieri è stato il giorno dedicato alla deposizione dello stalker. Lui non ha negato nessuna delle accuse, ma ha spiegato: «Io non sono uno stalker, gli stalker pedinano, si appostano, minacciano, incutono timore. Io non ho mai fatto nulla di tutto ciò, non ho mai avuto intenti malevoli, ho solo espresso il mio interesse nei suoi confronti, mi sono proposto in maniera affettiva, volevo che capisse che le mie non erano proposte effimere come se ne possono ricevere di continuo. Comunque lei è stata chiara fin da subito: nessuna disponibilità nei miei confronti».
Ma lui voleva conquistarla. Quindi mazzi di fiori, anello in regalo, fedi nuziali da 1.800 euro acquistate, chiesa per il matrimonio prenotata e soprattutto messaggi insistenti e ripetuti, anche dopo che il pubblico ministero Luigi Furno, che svolse le indagini, gli fece cancellare il numero della forzista sotto i suoi occhi. «Usavo messenger», ha spiegato Bernardini, che già nel 2010 aveva avuto un precedente simile con una ricercatrice che vive in Inghilterra.
Il 22 settembre del 2017, dopo aver trasgredito il divieto di avvicinamento, venne arrestato, uscì dal carcere il 24 novembre per trascorrere un altro mese ai domiciliari. Durante la detenzione scrisse una lettera in cui chiedeva scusa all’europarlamentare e si impegnava a non molestarla più. Una volta scarcerato, invece, ricominciò come prima. «Voi non sapete come si sta in carcere, si sta male, il mio obiettivo era tornare a casa perché ritenevo eccessiva e ingiusta la detenzione» ha ammesso indignando la parte offesa, che in aula scuoteva la testa.
Sia il pm Portera che il giudice Recaneschi gli hanno fatto notare che avrebbe dovuto comprendere le conseguenze di quel comportamento. «Ma al cuor non si comanda, la ragione dà delle risposte, ma i sentimenti viaggiano su altri binari», si è giustificato Bernardini. «Ho percepito il disagio, me lo ha fatto notare lo psichiatra, ma a volte si hanno i paraocchi. Ora però mi sono fermato, non voglio più procedere. Non voglio fare ulteriore autolesionismo».
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