LA SENTENZA
Vendetta sulla chat erotica
Una trentenne gli aveva dato buca. L’uomo aveva pubblicato il cellulare di lei tra gli annunci bollenti. Condannato

Vatti a fidare delle chat, spuntate come funghi, per trovare un amico o, meglio, un fidanzato. Perché quando dal virtuale si passa alla realtà, i rischi sono sempre dietro l’angolo.
Come ben sa, per esperienza diretta, una saronnese sulla trentina alla quale un uomo di quasi vent’anni più grande ha giocato davvero un brutto scherzo.
Scaricatasi un’app a tema, pur con la disillusione che si era creata negli anni per colpa di continui appuntamenti andati male con amici di amici, la donna dopo pochi giorni aveva cominciato ad avere una fitta corrispondenza con un uomo. Quest’ultimo, che nascosto dall’inevitabile nickname sosteneva di essere un suo coetaneo, l’aveva subito colpita con quel modo frizzante di rispondere alle sue battute.
Tra i due sembrava essere scattata la scintilla. Lei si era aperta con quel soggetto di cui conosceva solo la mail a tal punto da fornirgli il suo numero di cellulare.
Fu così che il lui della situazione, percepita la simpatia e il grande feeling online, le propose di incontrarsi in un locale di Milano. Lei sul momento accettò, poi sopraggiunsero i primi ripensamenti pensando che fosse sconsigliabile uscire con un uomo mai visto la sera.
Così, per evitare di incorrere in situazioni poco piacevoli, al primo appuntamento diede buca. Quello però fu l’unico appuntamento, perché l’uomo dell’incontro virtuale decise di vendicarsi a tempo di record.
Come? Ricorrendo sempre alla rete. La vendetta è presto spiegata: utilizzò una delle tante bacheche di annunci gratuiti e, per mettere in atto la sua ritorsione, fece in modo di abbinare il numero di cellulare della donna a una fantomatica Francesca, una giovane descritta come «discreta, seria e sensuale e interessata a conoscere uomini di non più di 40 anni».
Risultato: l’indomani della messa online dell’annuncio, il cellulare della poveretta fu tempestato di messaggini dal tenore inequivocabile: «Quanto vuoi per stare assieme un paio d’ore?».
Facile comprendere lo sbigottimento della donna che, per fortuna, non si perse d’animo e andò subito a denunciare l’accaduto.
Grazie al lavoro degli investigatori della polizia postale, alla mail che fece l’annuncio fu associato un nome e un cognome, quello di un incensurato di Milano di 47 anni.
Finito sotto processo, ieri, mercoledì 3 ottobre, l’uomo è stato condannato anche in appello a due mesi di reclusione per il reato di sostituzione di persona.
In realtà, gli era stata contestata anche la diffamazione a mezzo Internet, ma la donna ha preferito soprassedere rimettendo la querela nelle more del processo.
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