“EL GENERAL”
La ricetta di Scola «Modello Nba a misura Varese»
L’ex campione, ora ad, svela i suoi piani per rilanciare il club di cui potrà diventare azionista

Luis Scola spazia a tutto campo come quando vestiva la maglia dell’OJM nella sua prima uscita pubblica da dirigente biancorosso. “El General” racconta i dettagli del suo impegno in giacca e cravatta per riportare la sua città adottiva ai fasti d’un tempo: progetto a lungo termine («Primi risultati nel giro di 3 o 4 anni») per una figura che ha sposato Varese non solo sul piano abitativo.
«Sono arrivato un anno fa per giocare, ma nel corso della stagione scorsa ho parlato tantissimo con Marco Vittorelli e Toto Bulgheroni. E a poco a poco ha preso forma questo progetto. Sono molto motivato perché c’è una squadra con tantissima storia, una città bellissima dove sto bene con la mia famiglia. Ci sono tutti gli ingredienti per creare una situazione bella per me ma anche per la squadra e la società».
Perché proprio Varese per avviare la sua carriera dirigenziale?
«Toto mi ha raccontato lungamente la storia di questo club e il suo legame forte con la città, la leggenda di Dino Meneghin e le 10 finali consecutive di Coppa dei Campioni. Sappiamo che la situazione è completamente diversa da quella di 40 o 50 anni fa, ma c’è la vera occasione per fare un bel lavoro, cercando la soluzione per coniugare il glorioso passato con il presente».
C’è la possibilità di un suo ingresso futuro come azionista?
«Ne abbiamo parlato e ci sarebbe un punto di incontro. Sono situazioni private, ci sarà bisogno di tempo, partendo dalla necessità di una due diligence; l’idea c’è, la approfondiremo nei prossimi mesi».
Come ha vissuto il passaggio dal campo alla scrivania?
«Nel mio lavoro sono passato in qualche giorno dal più vecchio al più giovane, direi che nel cambio ci ho guadagnato... In realtà non è molto diverso da quando giocavo: c’è sempre da imparare in ogni situazione, anche in questa carriera diversa applicherò la stessa mentalità. Dovrò far valere l’esperienza accumulata in campo e imparare quel che serve nella nuova attività».
Quali dimensioni toccherà il suo progetto?
«Venticinque anni di basket in sei o sette Paesi saranno la base su cui operare. Per quest’anno tutto è già fatto a livello di prima squadra, ci hanno pensato Andrea Conti e il coach, la squadra sta funzionando bene e il mio lavoro non riguarderà la serie A, a meno di qualche imprevisto. Inizialmente effettueremo una revisione dell’organizzazione verificando tutti gli aspetti del club: conoscerò tutti e metterò a fuoco a poco a poco le mie idee».
A quale modello dirigenziale si ispira?
«Certamente il mondo NBA, che ho frequentato per 10 anni da giocatore, è quello ideale. Anche se per una squadra piccola come Varese, per motivi di budget, è impossibile replicarlo per intero. Però ci sono tante cose da copiare o, quantomeno, da riproporre in una dimensione adatta a Varese. Il secondo livello è l’Eurolega: l’Olimpia Milano, dove ho giocato, è un valido riferimento».
Quali saranno i cardini del programma di Scola?
«Tre aspetti fondamentali legati ai criteri NBA: il marketing, l’analisi più dettagliata attraverso i numeri (i cosiddetti “Analytics”, ndr) delle situazioni di gioco e lo sviluppo dei cestisti. Il quarto è il settore giovanile, slegato dai professionisti americani, ma fondamentale in Europa per un progetto ben fatto».
Qual è l’orizzonte temporale del suo progetto?
«In meno di 5 anni è difficile cambiare qualcosa in maniera integrale: è il periodo minimo per un programma serio non legato soltanto all’aspetto economico. Se avremo fatto tutto bene i primi risultati arriveranno nel giro di 3 o 4 anni. Io continuerò ad allenarmi tutti i giorni, coi miei figli o il settore giovanile, magari anche con la prima squadra qualche volta. Giocare a pallacanestro resta la mia passione, non lo farò più a livello professionistico ma voglio restare in forma».
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