LA SENTENZA
Sedici anni per una vita
Massacrò l'amata a colpi di scacchiera: condannato, chiede scusa alla famiglia di lei
Massacrò l’amata a colpi di scacchiera di marmo e cristallo, martedì 12 febbraio, Domenico Cascino è stato condannato a sedici anni dal gup Nicoletta Guerrero, che ha concesso all’imputato le attenuanti generiche equivalenti alla contestata aggravante d’aver agito con crudeltà.
In altre parole, la pena base di ventiquattro anni il giudice l’ha ridotta di un terzo in virtù della scelta del rito abbreviato.
«La sentenza appare equilibrata e il mio assistito era preparato. Valuteremo insieme nei prossimi giorni se presentare appello, per fare escludere l’aggravante della crudeltà, che a mio parere non sussiste e per ottenere una riduzione della pena, così da contenerla nei minimi di legge. Il mio assistito ha infatti confessato subito il delitto, ha aiutato gli investigatori a ricostruire l’esatta dinamica dei fatti, ha chiesto scusa per il gesto e si è mostrato pentito. Ha chiesto anche aiuto alla struttura carceraria per ricevere cure psichiche di supporto», commenta l’avvocato Davide Toscani.
Domenico Cascino, subito dopo la lettura della sentenza, ha chiesto nuovamente al penalista di rivolgere le proprie scuse ai famigliari di Marianna Ricciardi, «comprendendo appieno il disvalore del fatto commesso».
Ai parenti della vittima, uccisa il 14 novembre 2011 nella villetta di via dei Faggi, il gup ha riconosciuto un risarcimento complessivo di un milione 250mila euro così suddivisi: 300mila al marito Luca Pittaro e 300 alla figlia Martina, 250mila euro al padre e altrettanti alla madre di Marianna e, infine, 150mila euro alla sorella. A questi si aggiungono 2.756 euro per spese legali al difensore delle parti civili Enza Mollica. Sessanta giorni per conoscere le motivazioni della sentenza.
L’esplosione di follia che costò la vita a Marianna Ricciardi risale appunto all’anno scorso: quella mattina i due si erano dati appuntamento nella villetta dei Pittaro per chiarire quelli che a detta dell’imputato erano i dettagli della rottura della loro relazione. A quanto pare Marianna a Domenico iniziarono immediatamente a litigare e la situazione degenerò rapidamente. I primi violentissimi colpi Cascino li sferrò con la scacchiera che arredava un tavolo della sala, poi in un crescendo di rabbia incontrollata, schiacciò la vittima sul divano, le sbattè la testa sul tavolino, la trascinò sul pavimento afferrandola per i capelli e la finì sfasciandole addosso una pesante sedia di legno. Dopo la mattanza Domenico salì nella zona notte della famiglia Pittaro e si lavò completamente nel loro bagno, imbrattando di sangue gli asciugamani di Marianna e Luca. Poi tentò di alterare la scena simulando un furto: dalla villetta di via dei Faggi, quando arrivarono i carabinieri, mancavano il cellulare della vittima, il suo portafogli e la fede nuziale, cassetti e armadio erano in disordine, come fosse passato un ciclone.
Cascino venne arrestato la sera stessa: gli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Mirko Monti, lo trovarono all’Aloisianum di Gallarate, dove svolgeva lavoretti di manovalanza. Proprio dove aveva conosciuto Marianna, centralinista del servizio Iris Televita sempre pronta a dare una mano a chi ne avesse bisogno.
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