LE INDAGINI
"Sembrava un manichino"
Lavinia gettata in un campo di mais. Sms del fidanzato:" Tienilo buono che paga bene"
"Sembrava un manichino". Gettata in mezzo a un campo di mais, completamente nuda, disarticolata, con il volto coperto da una salviettina e le mosche che le uscivano dalla bocca.
Così i poliziotti di Lodi trovarono il corpo senza vita di Lavinia, la diciottenne strangolata nella stanza numero 16 di un motel di Olgiate Olona con fredda e studiata meticolosità dal ragionier Andrea Pizzocolo. Lo hanno raccontato nella mattinata di venerdì 17 ottobre - durante il processo innanzi alla Corte d'assise presieduta da Renata Peragallo - e dai loro occhi sgorgava ancora l'orrore di quel ricordo.
Il ricordo di una giovanissima prostituta buttata via come fosse un manichino ormai rotto, inservibile, inutile. Ma quello che gli inquirenti non potranno mai dimenticare - come non lo dimenticherà chiunque l'abbia visto - è il video dell'omicidio, seguito da ore interminabili di filmati che riprendono Pizzocolo mentre si intrattiene carnalmente con il cadavere di Lavinia. Alcuni dettagli sono stati affrontati dal personale della Questura di Lodi citato dal pubblico ministero Raffaella Zappatini (tra cui il capo della mobile lodigiana Alessandro Battista).
Fu una una trappola quella tesa dal quarantenne - che è difeso dall'avvocato Vincenzo Lepre - alla escort. Questo descrivono i filmati. Strozzata con le micidiali fascette autobloccanti da elettricista, che Pizzocolo aveva nascosto sotto il cuscino e che quella notte, il 7 settembre 2013, lui le strinse con forza e per lunghissimi minuti intorno alla gola mentre, ignara di quel che il cliente stesse brigando, la rumena era alle prese con pratiche orali.
"Ha stretto fino a quando il corpo non ha avuto più uno spasmo". In aula, mentre l'ispettore raccontava ciò che dovette visionare, è calato il gelo. E un brivido ha percorso tutti anche alla lettura degli sms che Lavinia si stava scambiando poco prima del delitto con il fidanzato Alin Moka, poi indagato per sfruttamento della prostituzione: "Tienilo buono come cliente, lui ti dà tanti soldi".
Già, 500 euro si era presa Lavinia per quel rendez vous. Ma il ragioniere, prima di disfarsi dei suoi indumenti e dei suoi effetti personali, quel denaro ebbe il coraggio di rimetterselo in tasca. Nessuna espressione sul suo viso mentre i testimoni ripercorrevano la nottata degli orrori. Tagliati i lunghissimi capelli grigiastri che all'epoca teneva raccolti in una coda, l'imputato si è presentato con una camicia bianca inamidata e un maglioncino amaranto e per tutte le cinque ore di udienza non ha tradito neppure un'emozione. Gli è scappato soltanto uno sbadiglio, ma d'altro canto per lui era un film già visto. Anzi, girato e diretto in prima persona.
L'avvocato Lepre ha chiesto l'astensione della corte, così come è composta (giudice a latere Piera Bossi e giudici popolari), perché a detta sua suggestionata dal clamore mediatico che questa vicenda ha suscitato e continua ad avere.
Non ha gradito le parole dure usate nei confronti del suo assistito durante la puntata di mercoledì 15 ottobre di Chi l'ha visto?, tuttavia la sua eccezione è stata respinta. Il processo - nel quale si sono costituiti parte civile i familiari di Lavinia con il patrocinio dell'avvocato Tiziana Bertoli - proseguirà quindi senza interruzioni. Il difensore vuol approdare alla conclusione che si sia trattato di un gioco erotico consensuale sfuggito di mano e terminato in tragedia. Aleggia però un immenso quesito: perché il ragioniere, invece che reagire con orrore e terrore, abusò del corpo senza vita della ragazza, parlando a quelle spoglie come si fa con un amico immaginario?
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