IL PROCESSO
«Abusata da mio suocero»
Caso scabroso approda all’aula di Tribunale: donna accusa il padre del merito da cui ha avuto un figlio
La sua sciagura peggiore? Finire in una famiglia a dir poco complicata. La vicenda che è approdata in aula, davanti al collegio presieduto dal giudice Renata Peragallo (a latere Cristina Ceffa e Marco Montanari), suona quasi surreale. Alla sbarra un suocero denunciato dalla nuora per violenza sessuale e sequestro di persona. E ora il cinquantanovenne - finito nel registro degli indagati dell’allora pubblico ministero Nicola Rossato - cerca di parere i contraccolpi di quelle accuse pesantissime.
C’è comunque una certezza, geneticamente comprovata: la trentatreenne che lo ha trascinato in tribunale è madre di due figli, uno dei quali concepito con il padre del suo ex compagno. Padre che, tra l’altro, aveva prolificato anche con la cognata. La vicenda, così come sta affiorando a dibattimento, è intricatissima. La donna e il fidanzato iniziarono una storia nel 2009, fatta di tira e molla dovuti anche agli stupefacenti di cui lui faceva spesso uso. Subito si instaurò un rapporto d’amicizia con il suocero, evidentemente proseguito anche dopo una delle tante rotture con il ragazzo. Nel 2010 rimase incinta di due gemelli frutto dell’amore con il compagno, ma li perse e si allontanò anche dal giovane. Durante il ricovero in ospedale il suocero le faceva spesso visita. Una sera - stando a quanto riferito dalla donna in aula - i due scesero a fare una passeggiata. «Io ero trattata con sedativi e valium, non capivo», ha spiegato. Sta di fatto che arrivati vicino all’obitorio, il suocero l’avrebbe fatta sdraiare sull’erba per poi approfittare di lei. «Mi saltò addosso». Da quel momento l’imputato avrebbe preteso e ottenuto rapporti sessuali minacciando di morte la nuora e la sua famiglia. Sta di fatto che i due si recavano spesso negli alberghi della zona ed era lei stessa a prenotare e a pagare. In un caso l’uomo l’avrebbe segregata in una casa di sua proprietà per ventiquattro ore, affinché lei decidesse di partorire a Napoli, come voleva il cinquantanovenne. Nel frattempo però la donna aveva ripreso a vedere l’ex fidanzato e ad avere rapporti con lui mentre era incinta. In qualche modo lo convinse ad andare a convivere e non solo: il giovane venne persuaso a farsi carico della paternità del fratellastro. «È sempre stato succube del padre, è un ingenuo, è un cretino», ha spiegato la vittima durante la sua deposizione. Nacque poi un secondo bambino ma il ménage familiare non andava bene. «Il mio compagno mi picchiava, mi maltrattava e chiamava sempre a mammà», ha raccontato la donna ai giudici. Fu così che un giorno la trentatreenne decise di mollare tutti: tornò dai suoi genitori con i bambini, chiese - e ottenne - il disconoscimento della paternità per il primo figlio e denunciò il suocero. Al momento il filo logico di questa storia è ancora aggrovigliato nella matassa delle dichiarazioni delle parti, che ovviamente non concordano: l’uomo ha infatti sempre sostenuto che la nuora fosse consenziente.
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