L’INCHIESTA
Sequestrata la chiamata al 118
Donna morta dopo le dimissioni dall’ospedale: acquisita l’ultima richiesta di soccorso

La verità sulla morte di Valentina Giammaria emergerà dall’autopsia, disposta dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio in seguito all’esposto presentato dalla famiglia.
Trapela poco sull’inchiesta al momento, ma stando a quanto emerso la trentottenne cassanese - che avrebbe compiuto trentanove anni il 2 gennaio - è spirata alle 21 del 29 dicembre al Sant’Antonio Abate in pronto soccorso.
La donna a quanto pare era stata colpita da una forte forma influenzale che l’aveva debilitata al punto da rivolgersi all’ospedale già il 28 dicembre. Quel giorno - sempre stando a quel che è emerso finora - era stata visitata e giudicata guaribile con cinque giorni di prognosi.
Vomitava molto quando si è rivolta ai medici gallaratesi, per questo le era stato somministrato il plasil ma una volta tornata a casa le sue condizioni non sono migliorate.
Il 29 dicembre la famiglia ha chiamato il 118 per richiedere l’intervento di un’ambulanza, perché il quadro clinico sembrava addirittura peggiorato. Le sensazioni dei parenti di Valentina non erano sbagliate perché dal Pronto soccorso - dove pare vomitasse addirittura sangue - la donna non è tornata viva.
Ora toccherà agli inquirenti, coordinati dal procuratore capo Gian Luigi Fontana, fare chiarezza sulle cause del decesso, partendo da una diagnosi. Possibile che la trentottenne sia morta per colpa di un’influenza particolarmente violenta?
Bisogna infatti escludere l’eventualità di un’altra patologia magari non riscontrata alla visita e questo solo l’autopsia potrà determinarlo.
I carabinieri della Compagnia di largo Verrotti nei giorni scorsi hanno sequestrato la cartella clinica della cassanese e la registrazione della telefonata fatta dai famigliari al 118, così da avere un quadro più completo dello stato di salute di Virginia al momento dell’accesso in ospedale.
© Riproduzione Riservata