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Sesso e volentieri. Tra web e realtà
Quattro pagine di analisi e testimonianze sulla Prealpina in edicola oggi, sabato 13 aprile

In Italia, un giovane su tre pratica solo sesso virtuale, mentre circa 220mila coppie stabili di età compresa fra i 18 e i 35 anni dichiarano la propria astinenza dai rapporti fisici. Infine, oltre un milione e 600mila ragazzi della stessa fascia d’età non hanno mai avuto rapporti sessuali Questi sono alcuni dei dati emersi nell’ambito di un’indagine promossa dalla Società Italiana di Andrologia sui cambiamenti delle abitudini sessuali dei giovani dopo la pandemia. Il periodo di isolamento forzato, che ha causato una crisi dei rapporti “dal vivo”, non è però l’unico fenomeno a monte della neutralizzazione delle pulsioni erotiche: ci sono, tra gli altri, i social network e una società iper sessualizzata. Ne abbiamo parlato con lo psicologo Giulio Marino.
Dottor Marino, la Generazione Z (i ragazzi dai 18 ai 27 anni) è meno interessata al sesso rispetto alle precedenti.
Quali sono le cause di questo cambiamento?
«I motivi sono diversi. Il ruolo predominante del web, la presenza meno costante dei genitori a casa, l’impatto della pandemia, l’instabilità economica e relativa al futuro hanno contribuito a ridefinire la mentalità e i comportamenti dei giovani. L’incertezza lavorativa è un altro fattore significativo: senza guadagno, molti giovani si sentono privati della loro identità, dato che il lavoro è importante per costruire un’identità adulta. Una situazione che li spinge a cercare alternative ai rapporti di coppia».
Quali sono i cambiamenti significativi nel comportamento sessuale dei giovani, in particolare tra Millennial (i nati tra il 1980 e il 1994) e Gen Z?
«Fino alla generazione dei Millennial, il sesso era un elemento importante nella vita dei ragazzi. Con il passaggio alla Gen Z, si è notata una diminuzione progressiva dell’attività sessuale, soprattutto tra i nati dopo il 2000. La gratificazione derivante dalla popolarità sui social, con la scarica di dopamina che ne deriva, sembra aver sostituito in parte il desiderio sessuale».
Dunque i social network influenzano la percezione della sessualità tra i più giovani?
«Sì, e hanno un impatto enorme. Prima dell’avvento dei social, l’appagamento sessuale avveniva attraverso l’esperienza fisica. Ora, sempre più spesso, è sostituito da like, condivisioni e follower».
E piattaforme come OnlyFans, che impatto hanno sui cambiamenti sessuali?
«Su questo canale gli utenti possono guadagnare ingenti somme mostrando la propria immagine in atteggiamenti più o meno intimi. I fruitori di OnlyFans possono avere una gratificazione erotica immediata senza dover intraprendere azioni fisiche, senza nemmeno uscire di casa: questo contribuisce a rendere la sessualità sempre più marginale e superficiale».
Qual è l’impatto generale di questa “trasformazione social” sulla percezione della sessualità?
«Questa metamorfosi ha portato a una diminuzione della concezione della sessualità come qualcosa di prezioso e significativo. La sua commercializzazione sui social media, infatti, l’ha resa più disponibile e accessibile, ma allo stesso tempo ne ha ridotto il valore e il significato. La tecnologia ha trasformato le relazioni, emotivamente connotate, in semplici connessioni».
L’educazione sessuale dovrebbe rientrare tra le materie di studio nelle scuole dell’obbligo?
«Assolutamente. È fondamentale che i giovani ricevano un’educazione sessuale adeguata e non utilizzino la pornografia come guida per la loro vita sessuale: bisogna far comprendere loro che ciò che viene mostrato su social e film porno non riflette la realtà, devono avere gli strumenti per affrontare le sfide legate alla sessualità in modo consapevole».
Quattro pagine speciali sulla Prealpina in edicola oggi, sabato 13 aprile.
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