BILIARDO
Paolo Marcolin, l’età del bronzo
La stella del Centro Massè è salito sul podio del Mondiale a Pistoia
Fare della propria passione il proprio lavoro è una delle cose più belle che possano capitare. Se poi, unita a questa passione, arriva anche una soddisfazione di livello assoluto è ancora meglio: questo è ciò che è riuscito ad ottenere Paolo Marcolin, giocatore di biliardo che a Pistoia ha vinto la medaglia di bronzo nel Campionato mondiale - specialità 5 birilli.
In quella che è la tipologia di gioco più diffusa nel nostro Paese, l’atleta di Sesto Calende ha coronato una grandissima stagione, prendendosi la prima medaglia iridata della sua carriera.
Nato a Somma Lombardo, Paolo compirà 43 anni a metà novembre: ha vissuto a Gallarate fino all’età di 25 anni prima di spostarsi a Sesto Calende, dove da ormai due decenni lavora nel Centro biliardo sportivo Massè assieme a Stefano Lorenzini.
È legittimo parlare di impresa per quanto fatto da Marcolin in Toscana, dove i migliori 64 giocatori del mondo hanno dato vita a cinque giorni di grande spettacolo sui tavoli allestiti all’interno del PalaCarrara.
L’atleta varesino si è imposto in tutti e sette i match del girone di qualificazione, quindi è passato nel tabellone ad eliminazione diretta che partiva dai sedicesimi di finale e che gli ha proposto subito una serie di avversari sudamericani: i tre argentini Ingenieri, Della Gaspera e Oliva poco hanno potuto contro lo scatenato Marcolin, che si è arreso solamente in semifinale al futuro campione del mondo Ciro Davide Rizzo, uscito vincitore col punteggio di 4 set a 2.
«Nonostante la sconfitta al penultimo atto mi ritengo soddisfatto di quanto fatto: possiamo dire che il bicchiere è mezzo pieno. Giocare a biliardo è una grande passione, fortemente collegata al mio lavoro all’interno del Centro Massè, questa medaglia di bronzo valorizza l’impegno che ho messo per arrivare fin qui. In Italia il livello della competizione è altissimo e servono tanti sacrifici per ottenere risultati. Non solo per quanto riguarda le ore di pratica, ma anche e soprattutto nel campo della gestione delle emozioni. Occorre saper visualizzare ogni colpo e provare a farlo anche con la mente prima che con il corpo. Il nostro è uno sport che si decide per centimetri, la precisione e la capacità di restare freddi e concentrati sono le cose più importanti».
Oltre alla vittoria finale di Rizzo, va sottolineato il poker di atleti italiani che ha monopolizzato il podio: secondo è arrivato Santi Caratozzolo, mentre Paolo Spadaro ha chiuso terzo ex aequo con Marcolin.
Una curiosità che riguarda il varesino è il fatto d’essere mancino, caratteristica poco comune nel biliardo sportivo d’alto livello. «Assieme all’aver vinto una medaglia, le maggiori soddisfazioni di questo Mondiale sono state due: indossare il gilet della Nazionale italiana e cantare l’Inno di Mameli sul podio finale, situazioni queste che auguro di poter vivere a tutti gli sportivi».
Questo bronzo iridato, arrivato alla terza partecipazione ad un Mondiale, va ad aggiungersi a quello europeo conquistato nel 2007 e dimostra come il rapporto tra Marcolin e i tavoli verdi sia assolutamente solido. «Non sarà semplice qualificarsi di nuovo ad una competizione iridata, ma sicuramente ce la metterò tutta. E se ne avrò la possibilità nel 2021 vorrò puntare ancora più in alto. Per ora mi godo la medaglia e voglio ringraziare pubblicamente il commissario tecnico della Nazionale italiana Stefano Gibertoni e Federica Ronchi, l’addetto stampa federale che ha fatto tanto per far conoscere il nostro sport».
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