IL CASO
Sesto Calende, nuovo ricorso al Tar per la moschea
Continua la battaglia legale della comunità islamica

La lunga vicenda che vede protagonista il luogo di culto musulmano continua a presentare nuovi capitoli: l’Associazione Islamica Ticinese ha appena depositato un ulteriore ricorso al Tar nel quale chiede al Tribunale amministrativo regionale di nominare un “commissario ad acta” che possa procedere con la localizzazione del sito dove realizzare la moschea che da anni vorrebbe far sorgere sul territorio sestese. L’area dove realizzare il centro di culto, ottenuto dall’associazione dopo dieci anni di battaglie legali con il centrodestra sestese con sentenza definitiva del Consiglio di Stato, era stata in realtà già individuata: il posto migliore secondo i tecnici del Comune era in via dell’Industria, nel rione Mulini. E la proposta era stata presentata durante il consiglio comunale del 6 giugno scorso, ma bocciata dalla maggioranza. «Noi non siamo contro il luogo di culto, rispetteremo la sentenza. Ma il posto individuato non ci piace. Se ci deve essere integrazione, la facciamo bene: realizziamo la moschea vicino alle nostre case, in centro paese», aveva così motivano il no della maggioranza il capogruppo Marco Colombo. Un altro stallo che aveva messo in attesa una storia che dura ormai dal 2012.
Ora l’associazione islamica che conta 319 iscritti dichiarati, in gran parte non residenti a Sesto, fa un’altra mossa rivolgendosi al Tar. «Prosegue quindi l’azione pervicace degli islamici della zona nel volere una moschea a Sesto Calende», afferma il sindaco Giovanni Buzzi nella nota divulgata dopo la notifica formale dell’associazione. «In realtà in questa azione l’associazione islamica è da sempre sostenuta dall’opposizione di Insieme per Sesto e Sesto 2030 che ha votato a favore della sua localizzazione recentemente in consiglio comunale, mentre la maggioranza consiliare, con il sindaco, ha votato contro. Il ricorso presentato chiede al Tar di nominare un commissario, esclusivamente per questo specifico argomento e tuttavia sostituendosi all’amministrazione comunale, in questo modo senza che il consiglio comunale debba o possa nuovamente votare, chi a favore o chi contro. È indubbiamente un argomento controverso che farà molto discutere, ma la sensazione precisa è che la cittadinanza sia ancora a grande maggioranza contraria alla realizzazione di una moschea, non per impedire la libertà di culto, che da tempo viene praticato nelle immediate vicinanze sulla sponda piemontese, ma per scongiurare il potenziale fortemente attrattivo in una realtà territoriale che non è in grado di accogliere un grande numero di fedeli, rispetto ad altre più grandi città della provincia».
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