IL PROCESSO
Sette Laghi: "Via la confisca"
Trenta pagine per chiedere alla Cassazione l'annullamento della sentenza d'appello per sopravvenuta prescrizione

Sarà battaglia in Cassazione. A prometterla gli avvocati Alberto Zanzi e Fabio Ambrosetti.
I due legali varesini, con l’aiuto anche di un altro collega, il professor Carlo Enrico Paliero, ordinario di Diritto penale presso l’Università degli Studi di Milano, si batteranno davanti alla Suprema Corte per cancellare la sanzione accessoria della confisca che grava sul camping-residence Sette Laghi sulle rive del Lago di Varese e che è stata confermata nel marzo 2014 dai giudici della quinta Corte d’Appello di Milano.
"La confisca - spiegano - non è consentita se la prescrizione del reato contestato (nello specifico: la lottizzazione abusiva, ndr) è maturata prima dell’esercizio dell’azione penale". Che sarebbe proprio quello che è successo nell’affaire azzatese. Già, perché il sostituto procuratore varesino Massimo Politi, il rappresentante dell’accusa nel procedimento di primo grado, si sarebbe mosso quando ormai i reati contestati era già abbondantemente prescritti.
"C’è un primo problema di fronte al quale la Corte d’Appello di Milano ha omesso di dare risposta e/o una motivazione plausibile nella sentenza (che ha dichiarato estinti per intervenuta prescrizione i reati commessi dal presidente del Consiglio d’amministrazione e dai quattro soci della Sette Laghi Spa, ndr) - argomenta Zanzi -. Il problema è questo: se il parco residenziale di Azzate nasce nel 1974, e nel 1976 - è dato certo - il terreno è stato lottizzato, cioè diviso in singole piazzole, perché mi applichi la norma del 1985 (quella che istituisce per la prima volta il reato di lottizzazione abusiva e prevede la confisca, ndr) che è decisamente peggiorativa rispetto al momento in cui fu commesso il fatto? Credo che sia giunto il momento che la Cassazione intervenga e metta le cose a posto".
Nelle trenta e passa pagine del ricorso in Cassazione avverso alla sentenza di appello, gli avvocati varesini hanno dato ovviamente ampio rilievo alla questione della confisca: "In estrema sintesi il ragionamento del pur ottimo giudice relatore della Corte d’Appello è questo: il reato è prescritto, però a nostro avviso deve permanere la confisca. Ma è un ragionamento fallace che non solo va contro le indicazioni della Corte Europea in materia di reati ambientali, ma va anche contro l’orientamento della Cassazione secondo cui se la prescrizione del reato è maturata prima dell’esercizio dell’azione penale ai giudici non resta altro da fare che prosciogliere e non applicare la confisca. Parliamoci chiaro, il processo non andava nemmeno celebrato: già, perché i reati risalgono quantomeno al 2007 e la prescrizione è intervenuta quattro anni dopo". Da qui la richiesta agli Ermellini: annullamento senza rinvio della sentenza di secondo grado. Discussione forse nel novembre 2014.
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