COMMERCIO
Shopping in agonia
Milano e Varese sono le province più colpite
Negozi vuoti, clienti svizzeri blindati alla frontiera e restrizioni. Che il 2020 fosse stato un anno nefasto per il commercio, si era già intuito. Ora, però, arrivano anche i numeri a confermarlo.
Peggio: le statistiche indicano come il Varesotto sia stato, con l’area di Milano, la provincia lombarda a soffrire di più. Lo rivela l’indice destagionalizzato calcolato dalla Camera di commercio di Varese, presente all’interno dell’analisi sulla congiuntura di commercio e servizi dell’Ufficio studi e statistica dell’ente camerale.
Sostanzialmente questo indice, che si basa sul valore di 100 “tarato” nel 2010, misura la variazione nel tempo dell’ammontare delle vendite espresse a prezzi correnti delle imprese ubicate sul territorio. La trasformazione del valore in un “numero indice” consente di confrontare agevolmente dei territori con valori di fatturato su scale differenti. In questo particolare dato, Varese aveva fatto registrare un buon “punteggio” di 94 nel 2019, piazzandosi al secondo posto in Lombardia dietro soltanto a Monza-Brianza. Insomma, se il settore del commercio aveva arretrato un po’ rispetto al 2010, tutto sommato, se la stava cavando bene.
Poi è arrivata la pandemia. Confrontando i risultati ottenuti nelle altre province attraverso la rilevazione di UnionCamere, nel 2020 Varese è precipitata a 85. Peggio fanno solo Milano, Bergamo, Brescia e Cremona. Ma il crollo varesino è risultato il secondo peggiore, dietro soltanto a Milano. Insomma, un vero e proprio precipizio.
Evidentemente fra la desertificazione di Malpensa e la chiusura delle frontiere con la Svizzera, il Varesotto è stato il territorio che ha sofferto di più.
In questo fiume di lacrime, però, ci sono anche delle tendenze incoraggianti. Per esempio, durante l’estate scorsa, la ripresa varesina è stata più impetuosa rispetto alla media lombarda. Il rimbalzo è stato contrassegnato da una linea a “V” con un angolo molto acuto, a disegnare come il rilancio sia stato generoso.
Inoltre, se nel primo trimestre 2020, le imprese che si attendevano un rialzo del fatturato erano solo il 16%, dodici mesi dopo sono raddoppiate. Mentre chi si aspetta una riduzione è sceso dal 63% al 27%. Tradotto: c’è fiducia. E le imprese hanno anche ripreso ad assumere: tanto che il saldo fra entrate e uscite di questo settore segna un +0,8%.
Sempre che si riescano a trovare i lavoratori visto che, proprio Prealpina, ha raccontato come una fetta di popolazione preferisca il reddito di cittadinanza alle sfacchinate del lavoro. Ad ogni modo, l’estate 2021 potrebbe rappresentare l’uscita definitiva dal tunnel.
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