IN MALAFEDE
Si finge prete e truffa il meccanico
Ventinovenne ottenne gratis otto batterie: «Mi servono per il presepe». A processo

Un po’ di malafede, o forse di diffidenza, metterebbe al riparo da piccole e grandi truffe. Ma se, in un pomeriggio nebbioso di fine novembre, arriva la telefonata del parroco che chiede un aiuto per rendere più magico il Natale, perché sospettare un inganno? Perché i cialtroni fanno leva soprattutto sui buoni sentimenti.
IL CASO
Lo hanno imparato a proprie spese i titolari di una storica autofficina di Castellanza, turlupinati da un rom ventinovenne, pregiudicato, residente a Seveso e che porta il cognome di una rinomata famiglia nomade. Il pubblico ministero Nadia Calcaterra ha chiuso le indagini sul ragazzo che ora avrà venti giorni per decidere se essere interrogato o aspettare la pressoché scontata richiesta di rinvio a giudizio. L’episodio contestato risale proprio a sei mesi fa. Il rom, dopo aver raccolto le informazioni necessarie, chiamò in officina annunciandosi come responsabile della parrocchia sotto cui ricade l’attività. «Avremmo bisogno di batterie per illuminare il presepe» spiegò al proprietario precisando che, trascorse le feste, la comunità avrebbe restituito ogni pezzo e proponendo di pagare il noleggio. «Mando il mio coadiutore a prenderle», aggiunse. E così, a distanza di meno di 24 ore, l’assistente del sacerdote - nella realtà, il ventinovenne stesso - si presentò nell’autorimessa con un mezzo adeguato e caricò ben otto batterie e un manutentore di carica. Con il senno di poi, con tutti quegli alimentatori il prete avrebbe potuto irraggiare una natività meccanica grande quanto piazza San Pietro, ma sul momento nessuno avrebbe immaginato che si potesse speculare pure su Gesù bambino.
Poi passarono i giorni, il tempo dell’Avvento scorreva rapido e di mega rappresentazioni della sacra famiglia attorniata da pastorelle, buoi, asinelli, stella cometa, re magi, maniscalchi e panettieri non si vedeva l’ombra. Passata l’Epifania non si vide neppure più l’ombra del sedicente parroco e quindi i titolari dell’autofficina si resero conto di essere stati bellamente truffati.
LA DENUNCIA
Decisero così di sporgere denuncia ai carabinieri. E quelle batterie, che sfiorano i mille euro di valore, saranno state subito rivendute sul mercato nero se non addirittura su un portale online. Minima spesa, massima resa. Fondamentali per l’individuazione del rom sono state sia le telecamere di videosorveglianza interne al salone che quelle collocate sulle strade principali della città. Il ventinovenne, per quanto dotato di fantasia e inventiva, commise l’errore di utilizzare un veicolo riconducibile a lui e dunque ora dovrà affrontare il giudice.
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