URLA E MODI BRUSCHI
Solbiate Olona, maestra condannata a 19 mesi
Sentenza a sette anni dalle denunce per i fatti avvenuti nella materna comunale

Isterica, brusca, sempre nervosa: è l’immagine che l’istruttoria dibattimentale ha fatto emergere della maestra che ieri, lunedì 9 maggio, è stata condannata dal giudice Cristina Ceffa. Al termine della requisitoria, il pubblico ministero Nicoletta Matricardi ha chiesto tre anni, il tribunale ha concluso con un anno e sette mesi di pena, tenuto conto delle attenuanti. L’avvocato Angela Riva valuterà il ricorso in appello dopo aver letto le motivazioni.
LE DENUNCE NEL 2016
La vicenda dell’insegnante della scuola dell’infanzia ha origini piuttosto datate: le denunce ai carabinieri vennero presentate nel 2016. I genitori di alcuni bimbi della materna comunale avevano percepito disagi allarmanti riconducibili all’ambiente in cui i piccoli trascorrevano alcune ore della giornata. Ad agosto del 2017, il pm aveva però deciso di chiedere l’archiviazione perché «pur rilevando l’inidoneità dei metodi pedagogici utilizzati dall’insegnante, essi non assurgono a comportamenti penalmente rilevanti», si leggeva nel provvedimento. L’avvocato che assisteva le parti offese, Paolo Rivolta, fece subito opposizione.
IMPUTAZIONE COATTA
Il caso finì sul tavolo del gip Piera Bossi che, dopo aver ascoltato le intercettazioni e studiato approfonditamente gli atti, a settembre dello stesso anno dispose l’imputazione coatta. Nella sua ordinanza il giudice definì la condotta dell’imputata «aggressiva», il comportamento integrava «gli estremi di una violenza psicologica che travalicava in alcuni episodi in violenza fisica». Un pediatra interpellato dai genitori di uno dei bimbi maltrattati, che da settimane aveva una tosse inspiegabile, affermò davanti agli inquirenti che «sia la tosse che i tic motori del bambino non erano di natura organica», bensì «derivavano da un disagio psicologico che il minore stava affrontando». Un’altra mamma testimoniò: «Abbiamo notato cambiamenti nei comportamenti di nostro figlio già dopo un mese di frequenza, non vuole rimanere a scuola e si informa sui turni della maestra. A casa mi dice «Faccio come fa la maestra» e inizia a gridare, ad afferrarmi il braccio e a strattonarmi e a far finta di sgridare tutti». C’era poi la relazione che una neuropsichiatra infantile dell’Asst Valle Olona aveva iniziato a stilare dopo aver ascoltato due famiglie e i racconti dei piccini. In un primo momento le vittime individuate erano cinque, poi in udienza preliminare, davanti al gup Luisa Bovitutti, si aggiunsero altri tre casi. La classe affidata all’imputata era comunque particolarmente vivace. Dai filmati sarebbero emersi sia un clima di anarchia tra i banchi che l’incapacità dell’insegnante di tenere testa agli alunni. E quei moti scontrosi le sono valsi la condanna.
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