IL RAGGIRO
Chiede 20mila euro per l’ingresso di un’anziana nella Rsa: badante condannata
Legnano: la donna promise l’entrata rapida in una struttura privata chiedendo soldi alla figlia dell’anziana. Poi sparì

Approfittò della fragilità di una figlia disperata, alle prese con una mamma anziana e inferma che necessitava di assistenza costante.
Più che una badante sembrava Mary Poppins ma alla fine si rivelò una truffatrice senza scrupoli: spillò alla famiglia della pensionata 20mila euro e poi sparì nel nulla. Con quei soldi, aveva garantito, avrebbe spalancato le porte di una struttura privata d’eccellenza, saltando la lunghissima lista d’attesa: la figlia e suo marito avrebbero così placato le ansie di accudimento sapendo l’ottantaquattrenne in mano a professionisti affidabili. Peccato però che quel posto non si liberava mai, anzi, per accelerare la pratica servivano sempre più soldi. Quando l’anziana morì, in una Rsa pubblica in cui era stata collocata per cause sanitarie di forza maggiore, la figlia si rivolse all’avvocato Paola Ziglio e sporse denuncia.
L’ASSOLUZIONE IN PRIMO GRADO
La giustizia però segue percorsi tortuosi. In primo grado la colf - pregiudicata oggi settantunenne - era stata assolta dal tribunale di Busto Arsizio. Il pubblico ministero d’udienza Federico Mazzella aveva chiesto la condanna a due anni ma per il giudice non c’erano sufficienti prove di un raggiro. L’avvocato Ziglio non si è però arresa: si recò in procura per sollecitare il ricorso al pm titolare del fascicolo, il quale però non scorse falle nelle motivazioni del giudice.
LA NUOVA SENTENZA
Allora si rivolse alla procura generale di Milano e il sostituto pg Daniela Meliota accolse l’istanza della parte civile chiedendo alla corte d’appello la rinnovazione dell’istruttoria. Il processo si è chiuso ieri con la condanna della donna a due anni e tre mesi, una pena superiore addirittura a quella proposta dal vpo Mazzella. Il collegio presieduto da Manuela Cannavale (a latere Giovanna Corbetta e Federica Centonze) non ha neppure concesso il beneficio della sospensione condizionale.
LA BACHECA DELL’OSPEDALE
La famiglia dell’ottantaquattrenne conobbe la badante ad agosto del 2018 dopo aver preso il recapito dalla bacheca esposta in ospedale. L’imputata aveva modi rassicuranti e affettuosi, non era una ragazzina - aveva già sessantacinque anni - , era italiana, il che spesso è percepito come una garanzia. E la figlia cinquantenne aveva un disperato bisogno di una figura guida, di qualcuno che potesse coadiuvarla nelle cure da prestare e nelle scelte da compiere per il bene dell’amatissima mamma.
LA SCORCIATOIA
Dopo circa un mese, la badante fu perentoria: «Tua madre non è più nelle condizioni di stare in casa, ha bisogno di entrare in una struttura seria e il prima possibile». Solo chi si trova alle prese con genitori anziani e gravemente malati sa quanto sia difficile trovare una Rsa. La colf offrì alla cinquantenne la scorciatoia risolutiva: mettere mano al portafogli per corrompere i vertici della struttura. Solo che i soldi che la figlia sborsava non bastavano mai a oliare i meccanismi. Arrivò ottobre e Mary Poppins sparì.
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