IL PROGETTO
Solo fantasmi nel castello di Belforte
Attesa per l’avvio dei lavori, per ora eseguite demolizioni e messa in sicurezza
Ci sono solo i fantasmi a popolare il castello di Belforte, l’antico maniero dal quale passò anche il Barbarossa. Il cantiere è fermo al punto che la pulizia del verde negli spazi interni resiste abbastanza ma non all’esterno dove transenne e ponteggi sono avvolti da folta vegetazione. Non vogliamo riaprire il dibattito sulla necessità o meno di portare anche il museo del Risorgimento all’interno del restaurato castello, quando i lavori saranno conclusi.
Semplice è però citare le parole di Luigi Barion, presidente dell’associazione “Varese per l’Italia - 26 maggio 1859” che lo scorso ottobre diceva che si può parlare al massimo di «casale in rovina» ma non di castello e che «nemmeno fra cent’anni il Comune ce la potrà fare». Perché i fondi messi a disposizione dal Ministero della Cultura nel febbraio 2022 sono “soltanto” 5 milioni e per ristrutturare ne serono molti di più. Per inciso, ricordiamo che si parla della realizzazione di un museo del Medioevo e del Risorgimento, spazi per convegni, aree all’aperto e in altre occasioni di una generica “apertura” alla cittadinanza come museo diffuso e punto di cultura. In che termini? Al di là delle parole spese finora, al momento sembra prematuro discutere di quello che sarà - quando sarà - e forse è meglio concentrarsi sull’oggi, ricordando quanto è stato fatto.
È del 2 agosto scorso il documento pubblico più recente del Comune di Varese sul Castello. Una determina dirigenziale che in sostanza chiude la prima fase dei lavori. La determina “opere di demolizione dei fabbricati abusivi e prime opere di messa in sicurezza del comparto restauro castello di Belforte (...)” dice in sostanza che il primo intervento è stato compiuto, con pulizia e messa in sicurezza degli edifici. Costo complessivo dell’intervento, poco più di 80mila euro. Poiché sono parecchi mesi che non si vede più nessuno al castello, sia gli abitanti del quartiere sia sui social c’è chi si chiede che cosa accadrà e se il castello sia stato dimenticato. Dal Comune fanno sapere che non è così. L’assessore ai Lavori pubblici Andrea Civati sottolinea che è stata completata «la prima fase di acquisizione, pulizia e messa in sicurezza degli edifici pericolanti e si sta proseguendo con la progettazione». Progettazione che - nonostante quanto denunciato sui social - «non fa parte del Pnrr» e dunque vi sono «tempi di progettazione più sereni». Ora: il Comune di Varese ha ben altri impegni e grattacapi sul fronte grandi interventi e opere pubbliche (la città è tutto un cantiere e non solo per largo Flaiano) e dunque è comprensibile che venga privilegiata la conclusione di altri interventi rispetto a quello per il castello. Progetto però per il quale una parte di fondi c’è già come c’è da decenni la volontà di ripristinare l’area e di restituirla - in forme e modi da stabilire - alla cittadinanza. Una battaglia che è stata condotta per anni anche dal compianto architetto Ovidio Cazzola e che non deve essere perduta. Prima che quel castello possa diventare ancora pericolante e dunque pericoloso. Prima che un rudere irrecuperabile ne amplifichi l’oblio.
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