L’INDAGINE
A giudizio la banda dei falsi
Traffico di quadri: coinvolti due componenti dell’Archivio sommese Dadamaino

Ci sono anche due componenti dell’archivio Dadamaino di Somma Lombardo, entrambi residenti in provincia di Varese, tra la dozzina di destinatari della richiesta di rinvio a giudiziodel pm milanese Luigi Luzi legata a una maxicontraffazione di opere d’arte.
La contestazione di reato?
Associazione per delinquere dedita alla contraffazione e alla commercializzazione, in Italia e all’estero, di numerosissime opere fatte risalire a Edoarda Emilia Maino, in arte Dadamaino, un’artista milanese (nata nel 1930 e deceduta nel 2004) affermatasi nel medesimo periodo di Lucio Fontana e Piero Manzoni, la cui produzione si èconcentrata negli anni Cinquanta.
A dare il là all’indagine è stata la denuncia presentata ai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Monza nell’ottobre del 2014, da un esperto d’arte che aveva notato uno spropositato incremento sul mercato di pezzi della pittrice milanese (sfollata durante la Seconda Guerra Mondiale nella frazione della Maddalena, dove vivevano da sempre i nonni materni), molto apprezzata perché contribuì attivamente alla stagione d’oro dei movimenti dell’avanguardia grazie alle sue ricerche geometrico-percettive.
UN’ORGANIZZAZIONE SPECIALIZZATA
Le successive attività investigative, coordinate dalla Procura milanese, hanno permesso di mettere a fuoco i soggetti appartenenti a un’organizzazione che, a vario titolo, sarebbe stata dedita alla certificazione e alla successiva commercializzazione di suoi quadri, rigorosamente falsi, nonché di evidenziare nella loro condotta delittuosa anche la transnazionalità.
Diverse opere, a cominciare dai noti “Volumi” targati Dadamaino, tele monocrome caratterizzate da un grande squarcio ovoidale, sono state esposte in prestigiose gallerie di Londra, New York e Parigi. In particolare, tra i destinatari della richiesta di rinvio a giudizio spiccano i tre componenti dell’archivio incaricato di promuovere e tutelare l’opera di Dadamaino, incluso l’allora direttore artistico, originario del milanese, indiscusso e stimato critico d’arte a livello internazionale: i tre sono ora accusati di aver fornivano la determinante certificazione di autenticità delle opere contraffate.
462 QUADRI IN VENDITA
Complessivamente sono 462 i quadri archiviati e poi immessi sul mercato da tre coimputati, titolari di una galleria d’arte della provincia di Milano, i quali per garantire la legittima provenienza delle opere, apponevano sulle stesse, il timbro di una rinomata fondazione culturale la cui presidentessa adesso pm Luzi chiede sia processata.
Precisato che l’autore dei falsi resta tuttora un “Mister X”, si calcola che le opere siano state vendute sul mercato italiano ed estero tra i 20mila e i 60mila euro ciascuno e abbiano generato un giro d’affari complessivo che supera i 20 milioni di euro.
Di più, nel corso dell’attività sono state eseguite 31 perquisizioni locali, nelle province di Asti, Bergamo, Brescia, Firenze, La Spezia, Lodi, Mantova, Matera, Milano, Modena, Monza e Brianza, Pisa, Roma e Varese, che hanno consentito il sequestro di una novantina di “Volumi“, corredati da false certificazioni di autenticità come accertato da uno storico dell’arte, un restauratore e un grafologo nominati dalla Procura del capoluogo lombardo.
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