OMICIDIO CATAUTA
Sparò accecato dall’ira
Chiuse le indagini: secondo la Procura il delitto non fu premeditato

Fu omicidio, su questo non ci sono dubbi. Ma non premeditato. Ne è convinto il pubblico ministero Maria Cardellicchio che nei giorni scorsi ha chiuso le indagini sul delitto di via Grossi. Tiziano Rossi, il pregiudicato che il 30 aprile 2015 ammazzò Teodora Catauta davanti alla sua abitazione, venne insomma accecato dall’ennesima provocazione a cui da tempo lo sottoponeva la compagna. Certo, se con sé non avesse avuto una Smith & Wesson calibro 38, forse la rumena non sarebbe morta. Ma Rossi - conosciuto nell’ambiente criminale come lo Zoppo - un’arma se la portava sempre dietro. Tanto che come unica aggravante il pm ha contestato il porto del revolver, che nel suo curriculum è una recidiva. A breve quindi verrà fissata la data dell’udienza preliminare, l’avvocato Giuseppe Lauria ha già annunciato l’intenzione di chiedere il rito abbreviato. E conta di poter giocare una carta fondamentale a favore del suo assistito: la sentenza pendente per lo stalking, che dovrebbe arrivare subito dopo Pasqua. Un processo all’antefatto, insomma, alle dinamiche di un rapporto sentimentale burrascoso che a quanto pare lo Zoppo subiva senza riuscire a svincolarsi. Questo almeno è quanto sembra emergere dall’istruttoria dibattimentale che si sta svolgendo davanti al giudice monocratico Maria Greca Zoncu.
I fatti vennero subito ricostruiti dagli inquirenti. La mattina del 30 aprile Dora avrebbe suonato al campanello di Rossi, lui sarebbe sceso in cortile per incontrarla, a separarli c’era il cancello. A quanto pare la donna sputò addosso al quarantatreenne e gli tirò un mozzicone di sigaretta in testa. Poi se ne sarebbe tornata verso casa. Pochi passi appena e Tiziano le era già a fianco, a bordo della macchina in cui teneva la calibro 38. Sparò tre colpi dall’abitacolo, il primo al ventre, «poi ho chiuso gli occhi e ho tirato alla cieca», spiegò l’uomo al pm. Confuso e stordito scappò verso Torino, meta a quanto pare scelta a caso.
Arrivato sull’argine della Dorea Baltea, lo Zoppo avrebbe tentato il suicidio: «Volevo spararmi alla tempia, ma si è inceppata l’arma, che era vecchia».
Poco più tardi si consegnò alla polizia.
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