STRUTTURE
«Franco Ossola in vendita? Sarebbe una soluzione»
Il patron del Varese Fc Antonio Rosati: «Valuteremmo di comprarlo se fosse l’unico modo di costruire il nuovo stadio»
Stadio sì, stadio no. L’annosa questione è sempre aperta e ogni giorno che passa il “Franco Ossola” va sempre più in rovina. Lo stato della struttura, anche nei locali interni, è ben oltre il pietoso con anche una situazione igienica via via più precaria con tanto di deiezioni di piccioni in tribuna stampa e anenssi volti stupefatti dei colleghi che arrivano da fuori convinti di entrare in uno stadio di Serie A. E così c’è anche chi si domanda: «Ha ancora senso mantenere lo Stadio come bene pubblico, considerando che il Comune non ha soldi per sistemarlo, oppure è meglio venderlo e reinvestire quelle risorse su altri settori, come le manutenzioni delle scuole, delle strade, oppure per interventi contro i rischi idrogeologici?».
La riflessione arriva dal consigliere di centrodestra Luca Boldetti, gruppo di Forza Italia, che ha depositato un Ordine del giorno relativo alla discussione del bilancio comunale che inizierà a breve, ossia un atto di indirizzo con il quale aprire il dibattito in merito al futuro dell’impianto che il 9 dicembre festeggerà i 90 anni.
IL PENSIERO DI ROSATI
Cosa pensa Antonio Rosati, patron del Varese Fc, dell’eventuale cessione dello stadio? sarebbe interessato? «Non è il mio mestiere - la risposta - ma potrebbe essere una soluzione. Se fosse l'unico modo per costruire il nuovo stadio perché non valutare di comprare l’Ossola per sbloccare la situazione?»
Il ragionamento di Rosati, poi, si allarga: «La società ha ormai finito diciamo la start-up, ha dimostrato di essere seria a differenza degli anni in cui mi sono allontanato quando si parlava solo di stipendi non pagati e di fallimenti - dice -. Abbiamo investito e stiamo investendo nelle strutture e abbiamo portando al tavolo partner e investitori che, pienamente con risorse private, farebbero lo stadio nuovo risolvendo tra l’altro un problema di obsolescenza sotto gli occhi di tutti. Ora, tocca celermente alla politica, dall’Amministrazione Comunale, alla Regione a Roma... Volere è potere e se si vuole si può aprire un nuovo ciclo e io sono pronto a rifare la scalata sportiva e riportare il Varese nel calcio che conta. Ma senza stadio…».
In pratica, senza stadio niente calcio che conta?
«Senza stadio non può esistere un progetto solido e autosostenibile quindi non è preventivabile si possa scalare le categorie per rimanervi. Le strutture che abbiamo concluso e quelle che abbiamo in preventivo darebbero insieme allo stadio un futuro roseo per il calcio a Varese nelle categorie che merita, al di là della proprietà».
E se non partissero questi progetti?
«Porteremo avanti nei prossimi mesi l’avvio di potenziamento delle strutture che abbiamo in testa e il Varese sarà un club con delle infrastrutture davvero importanti ma rimarrà un club che ‘galleggera' tra serie D e bassa serie C diventando probabilmente una seconda squadra di un club di serie A o serie B che lotta per andare in A. Rimanendo, per volontà terze e non sicuramente del sottoscritto, un grande blasone ‘impolverato’».
L’intera intervista al patron del Varese sulla Prealpina di martedì 2 dicembre
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