CONTI IN TASCA
Stipendi bassi e casa: il Nord si impoverisce
Nel Mezzogiorno il costo della vita impatta meno sui bilanci familiari. L’analisi della sociologa Chiara Saraceno

Tutti lo sanno: il Nord, e nello specifico la Lombardia, è la locomotiva d’Italia, quella parte del Paese che dal punto di vista economico, rappresenta lo zoccolo duro di una economia che si mantiene saldamente nella top ten mondiale.
Eppure, pur mantenendo il primato e la sua funzione di motore trainante, anche il Nord inizia a vacillare, inizia a impoverirsi.
Lo dicono i dati Istat: la povertà a livello individuale aumenta per i residenti nel Nord Ovest nel 2023 (9,1% dall’8,2% del 2022) e si riduce per chi vive al Sud (12% dal 13,3% del 2022).
Che cosa sta succedendo? Il Mezzogiorno ha iniziato a correre e il Nord ha tirato il freno a mano? Lo abbiamo chiesto a Chiara Saraceno, sociologa con una lunga carriera dialle spalle. «Partiamo da un punto fermo – spiega la docente universitaria– il Nord continua ad essere la locomotiva del paese ma è evidente che è in affanno. La ragione fondamentale è data dall’incrocio di due elementi: i salari bassi e il costo della vita elevato. Le difficoltà maggiori, ovviamente, sono per chi si affaccia al mondo del lavoro. Sono i salari in ingresso ad avere cifre che spesso non sono sufficienti a reggere il costo della vita imposto in una città come Milano. Accade dunque che, a parità di stipendio, chi vive nel Mezzogiorno ha di fatto minori difficoltà a far quadrare i bilanci familiari». E lo scoglio più grande è la casa.
Il tutto con l’autonomia differenziata all’orizzonte che «non porterà alcun miglioramento . Si ferma l’esistente così come è».
GAP RIDOTTO
Il pareggio economico tra le due parti del Paese è ancora lontano. Il divario tra Nord e Sud c’è ancora e resta marcato. Ma c’è un elemento nuovo . «Il Sud sta accelerando – spiega Saraceno – e registra un incremento ad esempio dell’occupazione dovuto soprattutto alla crescita del turismo. E qui faccio un inciso: ricordiamo che si tratta di un settore in cui i contratti a tempo determinato sono molto numerosi. Il Nord, da parte sua, che è stato il primo a rimettersi in piedi e a correre a gran velocità nel post Covid, ora ha un ritmo inferiore». Come se le due parti del Paese si stessero avvicinando.
STIPENDI
Sono le buste paga l’anello debole del quadro economico italiano.
«I salari, soprattutto quelli in ingresso – spiega Chiara Saraceno - sono bassi e donne e nuove generazioni pagano ancor di più questa situazione. Teniamo inoltre presente che sono in crescita i salari parziali involontari. Il part time imposto anche in modo poco amichevole e non soltanto alle donne, si sta diffondendo. Tra l’altro con organizzazioni orarie difficili da gestire, che non consentono, ad esempio, di integrare le entrate con un secondo lavoro».
Si aggiungono poi i contratti a tempo determinato «che non consentono di fare progetti a lungo termine, non danno orizzonti - aggiunge Saraceno - E no nsi pensi soltanto al turismo o ai servizi. Ormai il precariato ha raggiunto tutti i livelli professionali. Basta vedere che cosa accade nella scuola, nelle università, nell’editoria». Quello che sarebbe necessario, dunque, secondo la sociologa, è un intervento serio sui salari.
FAMIGLIE
«Si parla molto di inverno demografico ed è giusto – sottolinea Saraceno – ma da un lato i giovani sono spariti dall’agenda di governo e non vedo nulla che possa sostenere la decisione di avere il primo figlio». Non solo. «Ci si preoccupa pochissimo anche dei bambini che ci sono» aggiunge la sociologa. Ed è innegabile che le famiglie numerose siano in difficoltà. «I nuclei in cui ci sono minorenni – spiega Saraceno – sono più a rischio povertà. Se poi ci sono tre o più figli le difficoltà aumentano, dal momento che spesso si tratta di famiglie monoreddito perché la mamma spesso non lavora per seguire i ragazzi. E con uno stipendio solo per cinque persone è difficile far quadrare il bilancio di casa».
LA CASA
La casa è l’altro pilastro sui cui si dovrebbe basare l’azione di governo per combattere l’impoverimento. «Soprattutto al Nord i costi per la casa sono diventati insostenibili – spiega Saraceno - ma al momento non esiste una politica per la casa. Nel tempo si è sempre sostenuto l’acquisto invece ora serve una politica sugli affitti perché oggi la locazione è diventata la voce più importante dei bilanci familiari. Chi ha la rata del mutuo ha delle agevolazioni e porta avanti un investimento. Chi paga l’affitto lo fa a fondo perduto e non ha sostegni».
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