LA SENTENZA
Stupro in comunità, 4 condanne
Pene pesanti per i minorenni che un anno fa aggredirono l’educatrice di trent’anni

Fu una notte di violenza brutale per una volontaria del Girotondo, la comunità che si occupa di adolescenti inquieti. Venne sequestrata, picchiata e violentata fino all’alba, quando arrivò il collega per il cambio turno.
Venerdì i quattro - un quattordicenne italiano, un quindicenne rom, un sedicenne e un diciassettenne di origini straniere - sono stati condannati a pene comprese tra i due anni e due mesi e i tre anni e due mesi di reclusione. Lo ha deciso il giudice del tribunale per i minorenni di Milano Marilena Chessa, che agli imputati (due dei quali rinchiusi al Beccaria) non ha concesso l’istituto della messa alla prova poiché veniva contestata anche l’aggravante del ruolo di incaricato di pubblico servizio ricoperto dalla vittima. I quattro - difesi dall’avvocato Chiara Campanello - vennero arrestati il 12 agosto dagli investigatori del commissariato al comando del primo dirigente Franco Novati, ma la vicenda risaliva al precedente 17 marzo. Quella notte il quartetto avrebbe attirato l’educatrice trentenne - responsabile in quella fascia oraria dell’intera comunità - in una stanza dei giovani ospiti con una scusa banale. Le avrebbero quindi impedito di scappare, l’avrebbero picchiata con un bastone, minacciata con un coltello, insultata e umiliata, avrebbero cercato di stuprarla due volte, braccandola nonostante il tentativo di chiudersi in un’altra camera per sfuggire alla loro follia.
Le avrebbero sottratto il cellulare per impedirle di chiedere aiuto e le avrebbero addirittura versato in faccia le urine raccolte nel frattempo in un contenitore. Una tortura durata da mezzanotte fino alle 6 del mattino, interrotta solo dall’arrivo del collega appunto. Per due settimane la donna rimase in uno stato di shock profondissimo. Non ne voleva parlare, soffriva in silenzio. La tormentavano gli scrupoli, i sensi di colpa, la sensazione di non essere stata in grado di gestire un’emergenza così forte. C’erano inoltre le pressioni dei quattro, che cercavano di far passare la vicenda come uno scherzo pesante. Poi si rivolse al commissariato che all’epoca si trovava ancora in via Candiani.
A supporto del suo racconto i poliziotti acquisirono i filmati della sorveglianza interna che ripresero i minorenni mezzi nudi, mentre tentavano di spogliare l’educatrice, mentre mimavano atti sessuali, mentre saccheggiavano gli armadietti. Delle indagini si occuparono direttamente l’assistente capo Francesca Acampa e il commissario Alberto Blandini, coordinati dalla procura dei minori di Milano. Ora i ragazzi verranno collocati in una struttura terapeutica.
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