SERIE D
Taddeo: «Lega Pro? Non basta»
Il nuovo vicepresidente del Varese in un’intervista a tutto campo

Il decollo, il giro del mondo, il ritorno. Aldo Taddeo, l’imprenditore che si è tuffato nell’avventura Varese con la voglia di costruire «qualcosa di solido e duraturo», ha edificato le sue fortune lavorative soprattutto all’estero: Europa, Asia, Africa. Ha iniziato lavorando per la varesina Cobra (antifurti), si è fatto notare alla svelta per intraprendenza e serietà, è diventato negli anni un manager affermato lavorando per varie multinazionali. Poi le vicende della vita lo hanno riportato nel territorio dove è nato (a Varese) e cresciuto (a Solbiate Arno). Un ritorno alle radici avvenuto su due piani: nel lavoro, assorbendo col suo gruppo (la Herax) due aziende storiche come la Ital di Sumirago e la Caccia Engineering di Samarate; nello sport, raccogliendo l’invito del d.g. biancorosso Paolo Basile ed entrando nel Varese in modo importante.
Taddeo, da poco è diventato vicepresidente del club. Che cosa l’ha spinta a questo passo?
«Inizialmente la voglia di fare qualcosa per il settore giovanile. Tutto è cominciato dalla proposta di Massimo Scodellaro (team manager del vivaio n.d.r.), che conosco per lavoro. Mi ha chiesto di dare una mano e non mi sono tirato indietro».
E poi?
«Poi ho conosciuto Paolo Basile. Un po’ mi preoccupava il mondo del calcio, ma con Paolo si è creato subito un rapporto di serietà e amicizia. Mi ha fatto conoscere lo staff, mi ha fatto appassionare e mi ha convinto ad entrare».
Una scelta istintiva?
«L’ho trovata una buona opportunità per fare qualcosa di sano. Credo in due valori imprescindibili: serietà e integrità. In questo caso ho capito che potevo dare spessore e solidità ad una bella realtà».
Che impatto ha avuto?
«Ottimo. Prima di decidere di entrare ho visto quattro partite e sono rimasto impressionato positivamente dalla presenza di bambini e famiglie allo stadio oltre che di giovani e anziani. Mi è piaciuta l’atmosfera».
La squadra?
«Il gruppo è di livello, l’allenatore lo sa governare bene. E poi c’è Basile, competente e appassionato».
Chi è Aldo Taddeo?
«Un uomo che da giovane lavorava e studiava, che per più di vent’anni è stato lontano da Varese per motivi professionali e anche personali visto che mia moglie è slovacca, e che ora è tornato sul territorio con la voglia di fare qualcosa per esso».
Perché il ritorno a Varese?
«Un problema di salute ha colpito mio figlio Giulio, era il momento di stargli vicino. Poi, fortunatamente, si è ripreso, così mi sono ributtato nel lavoro. Ho creato il gruppo Herax, ho rilevato due aziende storiche del territorio: la Ital, che ho risanato in un anno, e proprio in questi giorni la Caccia Engineering».
In che modo agirà nel calcio?
«Vorrei replicare col Varese ciò che sto facendo con le aziende che rilancio e gestisco.
Quindi?
«Ci vuole una strategia industriale. Organizzazione e professionalità. I conti devono tornare».
Il programma?
«Tre punti: strutturare il vivaio affinché assicuri la sopravvivenza sana del club; creare relazioni importanti con società di serie A; edificare un ambiente accogliente per attirare gli imprenditori».
Ha già assunto compiti specifici in società?
«Certo. Basile si occupa della gestione sportiva, io di quella del club, dell’organizzazione generale».
Ci racconti ancora qualcosa di lei. Passioni?
«Ho fatto il pilota di auto da corsa partecipando all’Europeo GT. Mi piace la musica e ascolto Celentano, adoro i film d’azione e le commedie italiane, leggo Baricco e D’Annunzio».
Idoli sportivi?
«Franco Baresi. Da piccolo, però, facevo il portiere: ammiravo Castellini».
Altri ricordi di gioventù? «I valori che mi ha dato mia mamma Ester, i principi ferrei che mi ha inculcato mio papà Antonio, gli insegnamenti di don Peppino a Solbiate».
Torniamo al Varese, per chiudere: dove vorrebbe arrivare, in Lega Pro?
«Beh, in tre anni mi piacerebbe andare anche più su».
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