LA DECISIONE
Telecom abbandona Busto
La sede di via Concordia chiuderà dal primo di maggio. I tredici lavoratori rimasti saranno spostati a Varese, e protestano: "Non è una decisione che fa onore alla società"

Un marchio storico, abbinato a un edificio altrettanto storico e noto come quello di via Concordia, si preparano a diventare un ricordo sbiadito per la città. Perché dal primo giorno di maggio, salvo colpi di scena, Telecom abbandonerà la sede di Busto.
Per meglio dire, l’abbandoneranno gli ultimi tredici lavoratori dell’azienda rimasti sul posto, tristi e sconcertati per questo spostamento a Varese che segnerà l’ennesima perdita di prestigio del territorio.
Lì, a due passi dal centro cittadino, in quello stabile che per anni ha fatto rima con telecomunicazioni, rimarranno soltanto gli strumenti: la centrale telefonica, i commutatori di rete, i permutatori server, gli apparati di fibra e qualche altro sistema collocato in stanzoni che resteranno vuote e fredde (anzi calde, perché riscaldamento e refrigerazione sono centralizzate) senza però più il personale ad occuparsi di mansioni di back office.
Eppure chi da anni sorveglia quel presidio, certo svuotato di molti significati dalla modernità che tanto ha corso nel settore della telefonia, non può non vedere questa scelta come ingiustificata. Però Telecom insiste, ha appaltato molti servizi a società esterne e procede diritta per la linea della razionalizzazione.
Il comitato dei lavoratori bustesi (che solo negli anni ’90 erano oltre 200, mentre adesso sono rimasti appunto 13) ricorda i sacrifici fatti per tenere attivo il marchio anche a Busto: hanno fatto gli operatori del servizio 1254 e del 187, si sono occupati degli ordinativi, dell’aggiornamento degli elenchi telefonici cartacei e online, della banca dati europea del 118, dei reclami sull’indirizzario, del centralino per la direzione provinciale.
E gli stessi dipendenti, ora, vedono così sfumare anche gli sforzi fatti nel nome di un contratto di solidarietà che mediamente pesa per 4 mila euro a lavoratore ogni anno.
«Trasferire tredici persone, tra cui alcuni portatori di legge 104 (con diritto di assentarsi per assistere i parenti malati) e altri ultracinquantenni - scrivono i diretti interessati - in una sede come Varese, quindi a trenta chilometri di distanza, per svolgere la medesima attività e risparmiare su un ventilconvettore e due lampade al neon, non è certo una decisione manageriale che fa onore a Telecom Italia; un’azienda che fattura miliardi e si presenta come sostenitrice di molte campagne di solidarietà».
Così parte l’appello «alle istituzioni locali e regionali, affinché assieme possano contrastare la scelta che non pone minima attenzione al territorio e all’impatto ambientale già gravemente compromesso».
D’altronde i dipendenti in questione «si aggiungerebbero alle migliaia di pendolari che sovraffollano sia Trenord che l’autostrada».
Il tutto accompagnato dallo scoramento per questa decisione di azzerare la presenza a Busto di un nome di riferimento del settore telefonico «perché la chiusura della sede di via Concordia sarebbe un’ulteriore spinta verso il baratro per il futuro della nostra città»
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