IL CASO
Tentato omicidio? No, rapina. Libero
Varesino accusato dell’aggressione a una prostituta cinese di Lodi. Ma si dichiara innocente

Il 7 luglio scorso una prostituta cinese fu trovata riversa su un marciapiede di via Borgo Adda, a Lodi. E subito gli investigatori della Questura locale avviarono le indagini per risalire al presunto responsabile dell’aggressione. Indagini che si sono concluse a metà di settembre, quando un 33enne varesino, di origine romena, pregiudicato, è stato arrestato con un’accusa pesantissima: tentato omicidio. Ma grazie ai suoi legali, gli avvocati Furio Artoni e Alessandra Sisti, che hanno depositato una dettagliata perizia medica sulle lesioni riportate dalla vittima, la Procura di Lodi ha derubricato il capo d’imputazione in rapina aggravata.
Così, nel pomeriggio di venerdì 30 novembre, l’uomo ha potuto lasciare il carcere varesino dei Miogni.
È ancora tutta da chiarire la vicenda del 33enne arrestato due mesi e mezzo fa dalla Squadra Mobile di Lodi: secondo i suoi legali, l’uomo sarebbe estraneo ai fatti che gli vengono contestati. Quel giorno di luglio una donna cinese fu trovata a terra, dopo essere volata dalla finestra di un appartamento: all’inizio gli inquirenti ipotizzarono un incidente, ma le indagini successive – partendo dalla testimonianza resa dalla vittima in ospedale – presero la pista dell’aggressione. Più nello specifico, del tentato omicidio.
In base ai filmati delle telecamere presenti in zona, gli accertamenti portarono sulle tracce del 33enne, già noto alle forze dell’ordine, da tempo conosciuto negli ambienti della prostituzione cinese. Secondo le accuse, avrebbe aggredito anche altre escort orientali, ed effettivamente quel giorno si trovava a Lodi.
Due mesi dopo, i poliziotti andarono a prenderlo nella sua abitazione a sud del capoluogo e lo portarono nel carcere dei Miogni. Lui ha sempre proclamato la propria innocenza.
«Nell’appartamento della donna – spiega l’avvocato Artoni – non sono state trovate impronte digitali del nostro assistito. Inoltre la vittima ha sempre parlato di un uomo con occhiali da sole, ma lui non li porta e nemmeno quel giorno, nei fotogrammi che lo ritraggono vicino alla stazione ferroviaria, li indossa. Le accuse si basano sulle sommarie informazioni rese in ospedale dalla donna, che tra l’altro non parla bene l’italiano, e ha denunciato percosse a testa e volto, ma non ne è stata trovata traccia».
Nel frattempo, grazie a una perizia di parte affidata al dottor Federico Valli, in base alla quale le ferite riportate dalla donna non sarebbero compatibili con un tentato omicidio, i difensori hanno ottenuto da parte della Procura di Lodi la riformulazione del reato in rapina aggravata (l’aggressore sarebbe fuggito con l’incasso delle prestazioni fatte prima dalla donna).
«Secondo noi – prosegue il legale – tutto è invece da ricondurre al mondo della prostituzione. Il nostro assistito non c’entra nulla con questa vicenda».
Tra l’altro, durante la detenzione ai Miogni, l’uomo aveva presentato istanza di poter vedere il proprio cagnolino, ormai in fin di vita, ma – sempre in base a quanto riferito dai legali – gli è stato negato. Ora è stato scarcerato, sebbene abbia obbligo di dimora in un appartamento di Tradate dove ormai non risiede più: da qui, un altro problema che i suoi avvocati hanno dovuto affrontare. In attesa dell’udienza del prossimo 10 gennaio.
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