L’INTERVISTA
«Tornerò e vi farò ridere»
Teo Teocoli in quarantena a Varese: «Caccamo? Fa il panaro»

«La mia quarantena? Sono come in campagna. Qui è tutto bello, verde, si sentono solo gli uccellini. Un paradiso. Tanto che mi domando: ma non è che sono già andato al creatore?».
Non è facile. Ma Teo Teocoli, 75 anni di vita stravissuta compiuti lo scorso 25 febbraio, prova a non perdere il buonumore nemmeno durante il suo isolamento forzato a Varese.
Già, perché il buon Teo dall’8 marzo scorso sta trascorrendo il suo lockdown nella casa di famiglia della moglie vicino a San Fermo, a Belmonte: assieme a lui e all’inseparabile Elena, ci sono il suocero novantenne, una nipote e il suo fidanzato olandese.
«Di ritorno da Roma per “Domenica In” c’è stato un summit in famiglia. Mia moglie e le mie tre figlie hanno pensato a me e hanno deciso che dovevo essere protetto: “Papà, non stare a Milano, vai nella casa del nonno”. Ho obbedito alle mie ragazze. E da quando mi sono trasferito qui, non mi sono più mosso. Nemmeno per fare la spesa. E pensare che un paio di giorni prima di venire a Varese, avevo portato a teatro 1.500 persone a Napoli».
Come passa le giornate? «Un po’ do una mano a sistemare il giardino, ma diciamo che faccio tutto molto poco: leggo poco, scrivo poco. Vorrei sistemare parti del mio spettacolo, ma non posso. Pensare che il mio chitarrista vive a 10 chilometri da qui. Sì, il mio mestiere di attore mi manca moltissimo. Ho sempre lavorato, ininterrottamente per 30 anni, fino alle 4 del mattino. Ora sono costretto a fare vita diurna. Tra l’altro, visto che le palestre sono chiuse, non posso nemmeno tenermi in allenamento. Mi piace qui, ma mi manca moltissimo la mia Milano, così come Ibiza, la mia seconda casa da più di 50 anni».
In tv scorrono immagini e notizie che rimangono nel cuore, come fare per tirarci su il morale? «Penso alle bare trasportate dai camion militari a Bergamo, alle fosse comuni di New York e alla fine di tantissimi nostri vecchi nelle case di riposo e mi vengono i brividi. Mi hanno fatto piangere le morti dei nostri anziani: loro ci hanno fatto crescere e aiutato a essere quello che siamo. E che dire di medici e infermieri? Sono degli eroi. Bisognerebbe erigere un’enorme lapide in una piazza di Roma per tutti i caduti. No, di ridere non se ne parla. Per tirare su il morale basterebbe però vedere come sono conciato in questi giorni: sembro il nonno della capanna dello zio Tom. Ho una barba bianchissima e foltissima che cresce in orizzontale, i capelli scompigliati e con tutto il sole che ho preso sono pure abbronzato. Guardatemi domenica prossima a “Domenica In” e vi strapperò un sorriso. Mara Venier vuole assolutamente fare un collegamento via Skype per vedere il mio nuovo look».
Si è sentito con qualcuno dei suoi amici in questi giorni? «Ho sentito Renato Pozzetto, che è a Laveno, e anche Massimo Boldi. Massimo è sempre il solito brontolone. Gli ho chiesto che cosa sta facendo e lui: “Eh, mi metto qui in sdraio in giardino a Milano 3 e aspetto…”. È sempre dietro a lamentarsi e secondo me lo studiano 500 medici. In fatto di ipocondria lui e Carlo Verdone non hanno eguali. Quando si sentono, fanno a gara a chi ha più malattie. Sono in contatto con Paolo Maldini, che si sta riprendendo dal Coronavirus avuto in forma lieve, e con Max Biaggi, che invece freme per tornare a correre in moto».
Come vivono l’emergenza sanitaria i suoi personaggi? «Mi immagino Caccamo, sempre molto furbo, in versione panaro. Peccato che esageri con le ceste di vimini che a Napoli si usano a mo’ di ascensore per riempirle di cose ed evitare di scendere in strada. Ne utilizza 300 alla volta, nemmeno fosse un centro commerciale…».
Ultima cosa, come se l’immagina la sua vita a pandemia finita? «Vorrei fare tanti spettacoli e fare divertire più gente possibile. Ecco la cosa più importante è tornare a regalare un paio d’ore di serenità».
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