LA POLEMICA
Test e tamponi, botta e risposta
Italia Viva all’attacco, dure critiche alla Regione e alle aziende territoriali. La replica di Asst Sette Laghi
La premessa: «A distanza di ormai tre mesi dall’inizio della pandemia, preoccupa la completa mancanza di strategia sanitaria da parte dei vertici regionali e delle Ats». E quindi l’affondo: «Le singole province, Ats, addirittura i singoli ospedali, non operano secondo regole condivise. Ci risulta, ad esempio, che il test sierologico all’Asst Sette Laghi non venga offerto a tutto il personale sanitario, come indicato anche nella delibera regionale 3131 del 12 maggio, ma solo a quello di pochi reparti. Questo incomprensibile atteggiamento è illogico e discriminante nei confronti del personale stesso». L’attacco parte da Italia Viva Varese e più precisamente da Cesare Zoia, neurochirurgo e coordinatore del gruppo di lavoro sulla sanità di Iv.
«La totale mancanza di strategia - spiega Zoia - è confermata anche dalle recentissime affermazioni dell’assessore Giulio Gallera sul pagamento dei tamponi da effettuarsi in seguito alla positività ai test sierologici e dalle relative parziali marce indietro. Tutto questo è inaccettabile, Italia Viva Varese chiede con forza che i vertici regionali definiscano al più presto una chiara strategia per il controllo e contenimento del contagio da Covid-19 nella Fase 2 che deve, a nostro giudizio, necessariamente prevedere tra le altre cose l’esecuzione di tamponi gratuiti a tutti i soggetti sintomatici, alle persone risultate positive ai test sierologici e ai contatti di queste ultime due categorie».
«Chiediamo infine - prosegue la nota di Iv - ai vertici dell’Asst Sette Laghi che a tutto il personale sanitario venga offerto il test sierologico al più presto e, in caso di positività o risultato dubbio, sia effettuato il tampone in modo da garantire la sicurezza del personale stesso e dei pazienti».
«Bisogna ripartire dal grandissimo sforzo di tutti i professionisti sanitari coinvolti, a cui va il nostro ringraziamento. Ma l’esperienza vissuta deve guidarci nella nuova ripartenza. Mai più sottoscorta di adeguati dispositivi di protezione individuale a disposizione del personale ospedaliero e del territorio. Mai più medici di base mandati in trincea a mani nude e Rsa abbandonate a se stesse. E soprattutto, le ATS siano più efficaci nel loro ruolo di coordinamento e gestione del territorio, nel rapporto con gli enti locali, la medicina di base e le professionalità delle nostre strutture sanitarie, per una vera sanità a misura dei nuovi bisogni delle persone” conclude».
LA REPLICA
La replica non si è fatta attendere, ed è arrivata dall’Asst dei Sette Laghi che «smentisce quanto si dichiara nell’articolo in oggetto».
«Innanzitutto, per quanto riguarda i test sierologici, la nostra azienda sta dando piena applicazione agli indirizzi regionali, che prevedono di sottoporre a tale screening tutti i dipendenti.
L’operazione è già ben avviata e la priorità, sempre secondo quanto disposto da Regione Lombardia, è stata data agli operatori sanitari che prestano assistenza ai pazienti caratterizzati da una maggiore fragilità (in particolare nei reparti di Oncologia, Ematologia, Nefrologia).
Anche per quanto riguarda i tamponi vengono applicate le indicazioni regionali: sono sottoposti a tampone tutti coloro che risultano positivi al test sierologico, tutti i pazienti per i quali si sospetta un’infezione da Covid-19 e, per quanto riguarda i dipendenti, è attiva una procedura di sorveglianza sanitaria che si articola in un ampio programma di controlli, incluso il tampone naso-faringeo, per gli operatori sintomatici, per coloro che devono essere riammessi al lavoro dopo assenza per malattia e per i lavoratori che hanno operato in aree ad elevato rischio SARS-Cov-2.
La piena applicazione delle indicazioni regionali in materia di sorveglianza sanitaria e, più in generale, per il contenimento della malattia da Sars-Cov2 ha permesso all’Asst dei Sette Laghi di far fronte all’emergenza garantendo l’assistenza adeguata a oltre 1200 pazienti affetti da Covid-19 con un numero molto contenuto di operatori che si sono infettati».
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