ROMA
Tibetani in esilio, Cina vieta feste per il Dalai Lama in Tibet

(ANSA) - ROMA, 06 LUG - In occasione del 90/o compleanno del
Dalai Lama, il Kashag, ovvero il gabinetto del governo tibetano
in esilio, ha dichiarato che le autorità cinesi stanno impedendo
con la forza alla popolazione tibetana di svolgere ogni attività
religiosa, anche la più ordinaria, per onorare il loro leader.
"In questa speciale occasione, mentre il governo cinese
continua a proibire con la forza ai nostri fratelli tibetani in
Tibet di dedicarsi anche alle attività religiose più elementari,
come l'offerta di incenso e l'innalzamento di bandiere di
preghiera in onore del compleanno del loro guru principale", ha
dichiarato il Kashag in una nota riportata da Efe.
Secondo attivisti e fonti in esilio, questo divieto viene
attuato attraverso una maggiore sorveglianza, l'intimidazione
dei funzionari locali e l'intensificazione delle campagne di
"educazione patriottica" che mirano a soppiantare la lealtà al
Dalai Lama sostituendola alla fedeltà al Partito Comunista
Cinese. Di fronte a questa repressione, il Kashag ha
sottolineato "gli insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama
sulla compassione shastra, che rappresentano il vero soft power
del popolo tibetano, che non può mai essere sottomesso da forze
ostili accecate dall'ignoranza".
Questo concetto di "soft power" è in diretto contrasto con la
strategia della Cina in Tibet, che si basa sul controllo
militare, massicci investimenti in infrastrutture e
assimilazione culturale. La dichiarazione ha anche sottolineato
il successo della comunità in esilio, che, dice, è passata in 66
anni dall'essere un gruppo di rifugiati che "conoscevano solo il
cielo sopra e la terra sotto" all'essere riconosciuta come "la
comunità di rifugiati più esemplare del mondo".
La dichiarazione del Kashag è l'ultima mossa in una settimana
di alta tensione e segue lo storico conclave dei leader buddisti
che hanno concordato una nuova strategia di confronto con
Pechino, dopo che il Dalai Lama ha affermato che la sua
Fondazione Gaden Phodrang avrebbe scelto il suo successore e che
si aspettava di vivere altri 30 o 40 anni. La dichiarazione si
concludeva con un messaggio di speranza, affermando che "il
sacro legame tra maestro e discepolo non può essere soppresso
dal potere tirannico" e auspicando che un giorno "noi tibetani
in Tibet e in esilio potremo celebrare liberamente e insieme il
compleanno di Sua Santità il Dalai Lama". (ANSA).
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