TEATRO
Tognazzi tra amicizia e morte
L’attore stasera in scena a Legnano con uno spettacolo, “L’onesto fantasma”, davvero particolare

“L’onesto fantasma”, con Gianmarco Tognazzi, Renato Marchetti e Fausto Sciarappa, scritto e diretto da Edoardo Erba e in scena stasera, sabato 4 marzo, alle 21, al teatro Tirinnanzi di Legnano, non parla solo di amicizia: è amicizia.
È «uno spettacolo sull’amicizia e sulla perdita di un amico che è anche compagno di lavoro - spiega Gianmarco Tognazzi - e che si rifà a quello che è realmente successo. Io ho fatto ditta per quasi quattordici anni in teatro con Bruno Armando e un giorno Bruno all’improvviso ci ha lasciati. Da quel momento la mia reticenza a tornare a teatro, perché senza di lui per me era avere un pezzo in meno».
Quattro attori si ritrovano alla tragica morte di uno di loro. Uno ha fatto carriera, due hanno bisogno di lavorare. Per convincerlo a portare in scena “Amleto” si “inventano” che nella produzione ci sarà anche l’amico scomparso. Nel ruolo del fantasma.
A parlare dello spettacolo è proprio Gianmarco Tognazzi.
Come nasce “L’onesto fantasma”?
Il mio distacco dal teatro è stato legato anche all’assenza di Bruno, cosa che vale anche per Fausto e Renato. La volontà era quella, richiesta a Edoardo Erba, amico di Bruno quanto noi, di raccontare una storia che parlasse di amicizia, del mestiere di attore, del teatro, di che cosa significa essere una compagnia. Raccontare il nostro mondo, lo stare insieme e che cosa succede nel momento in cui il punto di aggregazione ti lascia. Uno spettacolo anche sull’assenza, su come riuscire ad andare avanti senza qualcuno che è stato per te punto di riferimento».
Come si sviluppa la storia?
«È la storia di tre, che siamo noi ma non siamo noi, perché ci chiamiamo Gallo, Tito e Costa, ma siamo Gimbo, Fausto e Renato, e di Gimbo, Fausto e Renato ci sono tante cose. Di Bruno c’è Bruno. Però è uno spettacolo universale, rappresentato da Nobru, che è l’anagramma di Bruno, dove Gallo non è Gimbo, Tito non è Fausto e Costa non è Renato, ma allo stesso tempo ci sono tantissimi spunti legati alla nostra vita insieme. Questa esigenza di raccontarci e di mantenere la promessa che sarei tornato in teatro solo con Bruno è stata tradotta in quello che è riuscito a scrivere Edoardo Erba, trovando anche un parallelismo con Amleto. Emotivamente è molto forte, anche perché Bruno c’è, è in scena con noi attraverso i video e il protagonista silenzioso ma presentissimo in tutte le nostre elucubrazioni».
Come risponde il pubblico?
«Sono molto soddisfatto dell’emotività che lo spettacolo suscita: senti che la gente, la botta, l’ha presa. Alla fine, fare i conti con l’assenza di qualcuno con cui condividi tanto ci riguarda tutti. È uno spettacolo universale, parla del mondo del teatro. Non è un amarcord: è un’operazione sull’amore nei confronti di un uomo meraviglioso e di un grande artista, di cui mettiamo in campo anche i difetti, perché è uno spettacolo sul confronto, che ti spiega che non si può ripartire tutti insieme se, proprio sul dolore di un’assenza, non ci si dice in faccia tutto».
Altri progetti che la stanno impegnando?
«Sto lavorando alla prima serie in sei puntate girata completamente in Ticino, a Bellinzona, per volontà della tv nazionale della Svizzera italiana, una sorta di crime. Altre due serie usciranno in autunno. Sta uscendo il film di Walter Veltroni con Neri Marcorè e Valeria Solarino, in cui ho una partecipazione e “Lo sposo indeciso”, film di Giorgio Amato, con Ilenia Pastorelli, Giorgio Colangeli, Ornella Muti, Claudia Gerini e Francesco Pannofino».
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