IN ROMANIA
Dollari contraffatti, maxi condanna
Idraulico tradatese, dieci anni confermati in Italia. Il difensore: «Pena assurda a sua insaputa»
Non è il primo e non sarà nemmeno l’ultimo a portare denaro contraffatto in Est Europa. Tuttavia, un idraulico tradatese rischia seriamente di essere il primo italiano a dover scontare 10 anni di carcere per messa in circolazione e possesso di moneta falsa.
Ieri i giudici della quinta Corte d’Appello di Milano hanno riconosciuto la validità in Italia della sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Timisoara risalente all’ormai lontano 2003.
Che cosa significa? Che a seguito dell’accordo intercorso tra i ministeri della Giustizia di Romania e Italia, l’artigiano, oggi sulla sessantina, non sarà estradato a Bucarest, ma dovrà scontare la pena nel nostro Paese.
Unico, residuo ostacolo all’esecutività della pena un nuovo, ipotetico ricorso in Cassazione da parte del difensore, l’avvocato Corrado Viazzo.
L’idraulico era stato arrestato nel 2001 in quel di Timisoara per aver indotto un minore a mettere in circolazione due banconote da 100 dollari Usa (di qui la contestazione ulteriore per il reato di induzione alla truffa) e di aver detenuto in concorso con un cittadino romeno altri 42mila dollari Usa.
In primo grado se l’era cavata con tre anni di reclusione con la sospensione condizionale e il contestuale ordine di espulsione.
L’idraulico ritornò in Italia, senza sapere che la Procura avrebbe impugnato quella sentenza e avrebbe chiesto e ottenuto una condanna a 10 di reclusione. Condanna poi divenuta irrevocabile, senza che lui sapesse nulla dell’iter processuale. Lo ha appreso quando la Romania ha emesso l’ordine di estradizione.
Vano il suo tentativo di chiedere la revisione del processo in Romania per mancata conoscenza del procedimento a suo carico.
La cassazione romena rispose picche. Inevitabile i ricorsi in Corte d’Appello e in Cassazione in Italia per dimostrare che la sentenza romena era in netto contrasto con il principio costituzionale di equità e proporzionalità della pena e del diritto di difesa, nonché era carente per quel che concerne le motivazioni. I ricorsi però furono entrambi respinti.
Fino all’accordo tra Roma e Bucarest di evitare l’estradizione e di far contestualmente scontare la pena monstre in un carcere italiano.
«Siamo di fronte a una pena la cui entità non sta né in cielo né in terra. Per di più siamo al cospetto di fatti che risalgono a 18 anni fa e a una sentenza che risale a 16 anni fa, elementi che dovrebbero imporre l’estinzione per intervenuta prescrizione dei reati oggetto di contestazione», ha fatto sapere l’avvocato Viazzo.
Intanto, però, il carcere per l’idraulico tradatese, più che un’eventualità, sembrerebbe ormai una certezza.
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