TRIBUNALE
Tradate, il vigile con falso diploma e il collega picchiato
Botte al complice: a processo con l’accusa di concorso morale in lesioni. Il Comune ignaro per 14 anni della sua posizione irregolare

Un ex agente della polizia locale di Tradate, difeso dall’avvocato Matteo Rodari, è a processo davanti al giudice Marcello Buffa per concorso morale nel reato di lesioni, che sarebbe stato materialmente commesso dal padre dell’uomo, che ha già patteggiato, e anche dal fratello, che ha ottenuto invece la messa alla prova. Ma dietro a questa storia minimale - raccontata in aula dalla parte offesa ieri e nell’udienza precedente del processo - ce n’è un’altra di ben altro spessore, che ha dato vita a un secondo procedimento penale, per il quale le indagini preliminari si sono concluse da poco.
IL FALSO DIPLOMA E IL RICATTO
Storia complicata, che si può riassumere così: il pestaggio sarebbe avvenuto perché il vigile si sarebbe stufato di pagare la vittima - cosa che faceva da molti anni - perché sotto ricatto a causa di un falso diploma di scuola superiore che l’altro avrebbe promesso di procurargli, così che potesse entrare appunto nella polizia locale di Tradate. Dettaglio quasi surreale: il falso diploma, ottenuto fittiziamente in Calabria, non fu mai consegnato all’interessato, ma questo non gli impedì di diventare comunque vigile a Tradate e di conservare quel lavoro per 14 anni, fino alle dimissioni all’inizio del 2022. Successe infatti che l’aspirante agente si presentò al concorso con un’autodichiarazione relativa al diploma “ottenuto” in Calabria e dopo l'assunzione fornì invece la copia di un diploma conseguito in una scuola superiore di Tradate. Incredibile ma vero: nessuno in Comune allora e nei 14 anni seguenti, si accorse che il vigile non era in regola con i documenti richiesti per fare quel lavoro.
IL SEGRETO E I VERSAMENTI
Ma l’uomo ebbe comunque problemi non indifferenti dovendo trattare col faccendiere al corrente del suo segreto. Da qui presunti versamenti di denaro che sarebbero andati avanti per anni (oltretutto ingenti: si parla di buona parte dello stipendio) e richieste di favori alle quali era impossibile dire di no. L’ex vigile nel procedimento “maggiore” ha patteggiato l’applicazione di una pena pari a tre anni di reclusione per la restituzione illegittima di una patente. Mentre il faccendiere, accusato di estorsione e di altri reati contro la pubblica amministrazione, attende che la Procura eserciti l’azione penale.
BOTTE E MINACCE
Nel processo “minore” l’uomo ha raccontato di essere stato attirato a casa del vigile con la scusa di un caffè e di essere stato quindi picchiato e minacciato con un fucile e anche con un rottweiler. Una volta tornato a casa non denunciò i fatti ai carabinieri, che però stavano già indagando su di lui e sul vigile per conto loro, anche con intercettazioni: così la vicenda delle lesioni emerse nonostante il silenzio della vittima.
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