L’INCHIESTA
Traffico di rifiuti gestito da Busto
Dal sud alla Lombardia: in manette Romanello, alla guida della Smr Ecologia di via Milano

Lambisce Busto Arsizio la nuova inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, riguardante un imponente traffico illecito di rifiuti tra la Lombardia, la Calabria e la Campania.
Tra gli 11 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare, eseguita ieri dai carabinieri del Gruppo Forestale, spicca il nome di Angelo Romanello, 35 anni, originario di Siderno, in provincia di Reggio Calabria, arrestato a Erba e descritto come «il vero e proprio promotore, organizzatore e finanziatore di un’associazione per delinquere» che in un anno è riuscita smaltire illegalmente oltre 14mila tonnellate di rifiuti per un giro di affari di oltre 1,7 milioni, 780 mila euro circa dei quali sequestrati grazie alle indagini dei finanzieri del Gico.
Come hanno spiegato in conferenza stampa il procuratore aggiunto dell’Antimafia di Milano Alessandra Dolci e il pm Silvia Bonardi, Romanello, nipote di Antonio Francesco, 61 anni, finito in manette nel 2010 nell’ambito dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta lombarda “Infinito”, nel marzo di un anno fa, pur essendo agli arresti domiciliari, era «divenuto amministratore di fatto dell’azienda di Busto Arsizio Smr Ecologia Srl» e, in quanto tale, «indicava ai membri operativi del sodalizio criminale le attività di illecito smaltimento da attuare e i pagamenti da effettuare» e, attraverso prestanome, «controllava le società coinvolte nel traffico di rifiuti, che gestiva a suo piacimento, disponendo delle autorizzazioni ambientali e dei documenti di trasporto».
A Romanello gli investigatori sono arrivati partendo da Riccardo Minerba, figura centrale del gruppo che nell’ottobre del 2018 bruciò il deposito di rifiuti in un capannone di Corteleona, in provincia di Pavia. Tra i due gli uomini dell’Arma hanno accertato oltre 700 contatti telefonici tra il 2016 e il 2017, prima dell’arresto di Romanello per un’altra vicenda.
Le indagini hanno permesso di ricostruire un complesso ma collaudato sistema che si occupava di smaltire i rifiuti raccolti dall’azienda municipalizzata di Napoli stoccandoli in diversi capannoni dismessi in Brianza, nel Comasco e nel Milanese (per esempio, a Varedo, Gessate e Cinisello Balsamo), ma anche in provincia di Trento.
Quando questi siti erano pieni, si passava a “ripulirli” attraverso una serie di incendi, come è successo nel caso del deposito-discarica abusiva di via Chiasserini 104 a Milano, gestito illegalmente dalla Ipb Italia, parzialmente distrutto da un rogo divampato il 14 ottobre 2018, le cui nubi di fumo furono visibili da gran parte del capoluogo lombardo.
Nel deposito milanese, a detta degli inquirenti, sarebbero bruciati rifiuti, compreso “umido e indifferenziato”, provenienti da Napoli: a farli arrivare in Lombardia sarebbe stata proprio la Smr Ecologia di Busto Arsizio.
I carabinieri forestali hanno registrato da parte dei principali indagati una frenetica ricerca di luoghi dove stoccare i carichi di rifiuti (frutto della raccolta differenziata e anche ospedalieri), che ufficialmente avrebbero dovuto essere “trattati”, tanto che quando non riuscivano a farli sparire al Nord, questi venivano riportati al Sud, finendo in due discariche illegali a cielo aperto e interrati in una cava nel territorio di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, in zone a vocazione agricola e paesaggistica, anche vicino al mare.
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