LA SENTENZA
Spazzatrice killer: autista condannato
Travolse e uccise un cinese sdraiato sulle strisce pedonali: 4 mesi al conducente del veicolo speciale
Una distrazione fatale che è costata a un turbighese, dipendente dell’Amsa, la municipalizzata milanese per la raccolta rifiuti, una condanna a quattro mesi di reclusione (pena sospesa) per omicidio colposo. A restare ucciso fu un 45enne cittadino cinese residente a Gallarate, travolto sulle strisce pedonali a Milano dalla spazzatrice guidata dal netturbino.
In attesa di conoscere le motivazioni, i giudici della quinta Corte d’Appello di Milano, ribaltando il verdetto di assoluzione del processo di primo grado, hanno evidentemente provato al di là di ogni ragionevole dubbio le responsabilità di Enzo G., 58 anni, che ora dovrà provvedere a risarcire, in separato giudizio civile, le parti offese, a cominciare dalla vedova e dal figlio, rappresentate in giudizio dall’avvocato Claudio Linzola, che nel corso del processo ha quantificato in oltre un milione e mezzo di euro il danno subito.
È stata proprio la parte civile, spalleggiata dalla Procura Generale di Milano, a impugnare l’assoluzione, prendendo spunto dalla consulenza tecnica utilizzata del gup del Tribunale di Milano Natalia Imarisio per scagionare («perché il fatto non costituisce reato») l’imputato dalle accuse di omicidio colposo e di omissione di soccorso.
Obiettivo: vedere riconosciuta la colpevolezza del dipendente Amsa, al quale la polizia locale della metropoli lombarda è risalita, mettendo assieme i rilievi e i filmati delle telecamere, pochi giorni di distanza dal tragico impatto avvenuto in viale Certosa, all’angolo con piazzale Accursio, nel cuore di una notte piovosa a metà giugno di quattro anni fa.
Un impatto del quale il turbighese, originario di Marnate e con uno stato di servizio impeccabile, ha sempre detto di non ricordare nulla.
All’esito della consulenza tecnica disposta dal giudice è stato accertato che, al momento dell’incidente, la vittima si trovava già a terra, sulle strisce pedonali, per cause rimaste ancora oggi ignote.
Sia la vittima - investita dalla spazzatrice Amsa, le cui ruote ne spappolarono il cranio - sia il suo presunto investitore sono risultati negativi all’alcol test così come ai test tossicologici.
Se non è certo, come ha scritto in sede di motivazione della sentenza di primo grado il gup Roberta Nunnari, che l’investimento di quell’inaspettato ostacolo si sarebbe potuto evitare, non si può nemmeno escludere, come hanno invece sostenuto il sostituto pg Maria Pia Gualtieri e la parte civile, che l’imputato si fosse momentaneamente distratto. Una tesi, quest’ultima, condivisa dalla Corte d’Appello, che ha infatti optato per una sentenza di condanna.
© Riproduzione Riservata