IL CASO
"Uccisa dall'imperizia medica"
L'avvocato morì di tumore. La Procura accusa la ginecologa, giovedì 5 marzo udienza davanti al gup
La scomparsa nel dicembre del 2013 dell'avvocato Gloria Viazzo, molto nota in provincia di Varese per la sua attività professionale (soprattutto nell'ambito del diritto di famiglia) e sempre impegnata in battaglie civili e iniziative culturali, aveva destato grande impressione. Anche perché il legale aveva lasciato famigliari e amici nel giro di pochi mesi a causa di un tumore, ad appena 54 anni.
Una morte inevitabile, contro la quale la medicina ha fatto tutto il possibile?
A questa domanda la Procura di Varese - si scopre oggi - ha provato a rispondere con un'indagine partita da un esposto. E il lavoro del sostituto procuratore Massimo Politi ha portato prima a un'iscrizione nel registro degli indagati e quindi a una richiesta di rinvio a giudizio con un'ipotesi di reato che è quella di omicidio colposo.
Secondo la Procura varesina la ginecologa milanese dell'avvocato Viazzo, che la seguiva dal 1998, non avrebbe fatto tutto quello che sarebbe stato necessario per diagnosticare la patologia neoplastica in tempo utile per procedere alle cure, riducendo così come minimo l'aspettativa di vita della paziente. E questo anche se l'esame autoptico, disposto dopo il decesso della donna, ha stabilito che il tumore era comunque in uno stadio troppo avanzato perché si potesse pensare di fermarlo anche con una diagnosi più tempestiva.
In ogni caso la dottoressa comparirà la mattina di giovedì 5 marzo davanti al gup Anna Giorgetti per l'udienza preliminare e in questa sede tutti gli aspetti della vicenda saranno ulteriormente approfonditi.
In base ai risultati dell'inchiesta della Procura, momento fondamentale della vicenda sarebbe stata una visita a cui Gloria Viazzo si sottopose il 16 luglio 2013 nello studio della sua ginecologa, dato che sentiva forti dolori all'addome e stava dimagrendo in modo preoccupante. La dottoressa, che già nel maggio del 2011 aveva individuato con un'ecografia transvaginale la presenza di due miomi (fibromi uterini), in quell'occasione fece un'altra ecografia, che risultò però "non esauriente", e notò "segni di colliquazione" (presenza di liquido) che a parere degli inquirenti avrebbero dovuto indurla a prescrivere ulteriori approfondimenti diagnostici.
Approfondimenti assolutamente dovuti - sempre a parere della Procura - sulla base di quella che è l'ordinaria pratica medica ginecologica a fronte di una condizione che avrebbe dovuto far sospettare una "patologia di natura ignota".
E invece non accade nulla e così Gloria Viazzo scoprì di avere una massa tumorale di dieci centimetri solo il 4 ottobre, poco meno di tre mesi dopo, allo IEO di Milano, dove iniziò subito a farsi curare purtroppo senza successo: la sua battaglia contro la malattia finì il 17 dicembre 2013.
Di qui le conclusioni del pm Politi, che saranno sottoposte al vaglio del giudice delle udienze preliminari: il comportamento "omissivo e imperito" della ginecologa sarebbe in rapporto causale con il decesso. Il ritardo nella diagnosi e nelle cure avrebbe reso impossibile un contrasto efficace delle metastasi.
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