IL PROCESSO
Uccise un uomo senz’accorgersene
Autista turbighese di spazzatrici accusato di aver investito un cinese
È ancora senza una verità processuale il mistero del cinese travolto e ucciso sulle strisce pedonali a Milano da una spazzatrice guidata da un turbighese, dipendente dell’Amsa, la municipalizzata milanese per la raccolta rifiuti. In primo grado, al termine di un giudizio abbreviato, il gup milanese Roberta Nunnari assolse il turbighese ai sensi della “vecchia” insufficienza di prove.
Ora la posizione dell’uomo, 58 anni, è di nuovo in bilico.
Prendendo spunto proprio dalla consulenza tecnica utilizzata dal primo giudice per scagionarlo dalle accuse di omicidio colposo e di omissione di soccorso, la Procura generale di Milano e i familiari del quarantacinquenne cinese, che si sono costituiti parte civile e sono rappresentati in giudizio dall’avvocato milanese Claudio Linzola, hanno impugnato la sentenza.
Obiettivo: vedere riconosciuta la colpevolezza del dipendente Amsa, al quale la polizia locale della metropoli lombarda è risalita mettendo assieme i rilievi e i filmati delle telecamere, pochi giorni di distanzadal tragico impatto avvenuto in viale Certosa, all’angolo con piazzale Accursio, nel cuore di una notte piovosa a metà giugno di tre anni fa.
Un impatto del quale il turbighese, originario di Marnate e con uno stato di servizio impeccabile, ha dichiarato di non ricordarsi nulla. All’esito della consulenza tecnica disposta dal giudice è stato accertato che, al momento dell’incidente, la vittima si trovava già a terra, sulle strisce pedonali, per cause rimaste ignote.
Sia la vittima investita dalla spazzatrice Amsa, sia il suo presunto investitore sono risultati negativi all’alcol test così come ai test tossicologici.
Se non è certo, come ha scritto in sede di motivazione della sentenza dubitativa del gup Nunnari, che l’investimento di quell’inaspettato ostacolo si sarebbe potuto evitare, non si può nemmeno escludere, come invece sostengono Procura generale e parte civile, che l’imputato si fosse momentaneamente distratto.
Come non accorgersi, a seguire il loro ragionamento, di un uomo a terra, in mezzo a una strada più che ampia e comunque illuminata?
E com’è possibile che non abbia percepito che fosse accaduto qualcosa quando il suo mezzo ha subito un sobbalzo certificato anche dalla perizia?
Dubbi e domande, dunque, non mancano. Non stupisce la scelta dei giudici della quinta Corte d’Appello di disporre una rinnovazione istruttoria per chiedere delucidazioni al consulente tecnico autore della perizia di primo grado. L’appuntamento per la sua audizione è attorno a metà febbraio. Solo dopo averlo sentito, la Corte emetterà il suo verdetto.
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