IL PROCESSO
Un tesoro con la pensione del morto
Chiesti due anni e mezzo per la donna accusata di essersi intascata 370mila euro

Per 24 anni una settantacinquenne di Castronno ha continuato a intascarsi le pensioni del vicino di casa, morto nel 1994. Approfitando di essere cointestataria del conto corrente bancario dell'anziano ma soprattutto del fatto che dal Comune di Castronno (paese dove all'epoca l'anziano viveva) non arrivò mai all'Inps, né all'Inail, la comunicazione del decesso del pensionato. E quindi i due enti previdenziali continuarono a versare soldi sul conto al quale aveva accesso anche la donna.
Conto sul quale, quando gli ispettori dell'Inail fecero i primi accertamenti, non fu trovato un euro, mentre la successiva inchiesta delle Fiamme Gialle accertò un saldo di 1300 euro ma all'appello ne mancavano circa 368mila. Già, perché, complessivamente, la signora è accusata di aver incassato - tra pensioni di vecchiaia e di reversibilità e rendita per un infortunio sul lavoro - la bellezza di 369.204 euro.
È approdato ieri al Tribunale di Varese un caso scoperto - un paio di anni fa - dalla Guardia di finanza e che vede ora a processo, con l'accusa d'indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato,ANtonietta Novello, oggi residente a Morazzone, ma che - prima che il signor Angelo morisse, viveva sotto lo stesso tetto dell'anziano. Il quale le aveva ceduto l'abitazione in cambio di quotidiana assistenza negli anni della vecchiaia. In virtù di quest'accordo, il conto del pensionato, che non aveva parenti, era stato intestato anche all'imputata.
La vicenda - ha spiegato la funzionaria dell'Inail sentita dal Collegio giudicante come testimone - ermerse nel marzo del 2018, quando l'istituto si accorse che alcune mensilità della rendità d'invalidità non erano state riscosse. E chiese chiarimenti alla cointestataria del conto di accredito - la stessa signora Novello - che si presentò allo sportello dell'Inail di Varese e consegnò una dichiarazione in cui attestatava che il signor Angelo era morto il 23 gennaio 2018. Peccato che il certificato richiesto al Comune riportasse la data del decesso al 19 luglio 1994.
«La signora - ha spiegato la teste - si giustificò con una lettera, parlando dello stato di difficoltà economica della sua famiglia».
Gli atti furono trasmessi anche all'Inps (che dal 2000 paga gli assegni dell'Inail) e il direttore della sede varesina sporse denuncia alle Fiamme Gialle, quantificando la somma «indebitamente conseguita - questa l'accusa - mediante dichiarazioni false e l'omissione di informazioni dovute», in 313.158 euro, cui vanno aggiunti i 56.045 euro di invalidità civile.
Il dirigente del'Inps, ente che s'è costituito parte civile nel procedimento, ha spiegato che all'epoca i Comuni avevano l'obbligo di comunicare i decessi tramite appositi moduli cartacei, sostituiti nel 200 dalla trasmissione per via telematica: «Ma la notizia del decesso non ci è mai stata trasmessa».
Parole sulle quali l'avvocata della difesa, Camilla Paruccini ha basato la sua richiesta di assoluzione: «La dignora non aveva obblighi d'informazione. Spettava all'Ufficio anagrafe comunicare il decesso. Per ltro, l'unica dichiarazione falsa è quella del marzo 2018 e da quel momento non ha più ricevuto soldi».
Di tutt'altro parere il pm Massimo Politi, secondo il quale l'imputata - essendo titolare di un conto su cui venivano accreditate rendite personali che non le spettavano - aveva il dovere di comunicare il decesso dell'uomo. Da qui la richiesta di una condanna a due anni e mezzo di reclusione. La sentenza è attesa il 14 ottobre.
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